Ciclismo… ALIENO !! Una due giorni spaziale !

Pubblicato: 27 gennaio, 2019 da viaggiatore in ciclismo

Arriva il momento in cui ti domandi del ciclismo, da dove venga, del suo significato, dopo queste ultime esperienze posso affermare con sicurezza che è alieno !!!
Pedalare è solo l’ inizio dell’ esperienza, la vita presenta sempre sorprese e quelle belle le devi trovare da te, se si rimane nel tiepido cantuccio del ciclismo tradizionale, qui sulla terra, rimani solo nel bozzolo delle emozioni, l’ esplosione dei colori avviene solo se si evade, se si vive un “contatto ravvicinato del IV tipo” !

Giorno 1

TirannoCroSS è organizzato da Ciclo Azione e RockDrop, ti trascina nella 4a dimensione, quella delle emozioni che cambiano la lunghezza dei kilometri e la durezza delle salite..

In azione sulla Parabolica

Saltare sul fuoco, entrare nello Stargate, affrontare oggetti volanti non identificati non è uno scherzo, la realtà supera la fantasia.

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In Uscita dallo Stargate

La follia di Alessio, Manuele, Marty è contagiosa, i fuochi, le fiamme, gli ostacoli aumentano lo spasso, i giri scorrono in fretta, niente borracce, solo lattine..

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La “premiazione”

Un giro dopo la campana si fa ancora una bevuta e si rientra nel salone, premi per tutti e quattro risate..

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Giorno 2

Grappa Violenta segue l’ evento TirannoCROSS SingleSpeed di poche, pochissime ore e si inizia a pedalare !

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Grappa Violenta senza bici

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Grappa Violenta con le bici

Il controllo alieno sulla meteorologia è tale da creare una giornata ai confini della realtà con solarizzazione impensabile sulla neve caduta poco prima. La piccola comunità in partenza si sgrana a seconda del percorso preferito, ci si ritroverà più vicini alle stelle.

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Il sentiero 105 verso Cima Grappa

Sapevamo di incontrare la strada innevata e mai avremmo immaginato che fosse così esaltante, i 1700 m di dislivello scorrono ed eccetto qualche tratto con bici a mano si sale che è un piacere.

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Tratti poetici sulla “Direttissima”

Più di metà del 105, è innevato, i colori e i contrasti aumentano man mano che si sale di quota, i colori dominanti diventano il bianco ed il blu, le sensazioni sono spaziali.

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Più si sale, più è bello !!

Arrivati alla cima ci ricongiungiamo con chi ha fatto i deversi percorsi alternativi, il cielo e i panorami sono esaltanti..

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Un sacco di bici al rifugio Bassano !!

Manu ha diretto l’ orchestra di questa sinfonia aliena, Alessio ha creato il “Big Bang” di questa opera ciclistica..

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Super Manu felice in cima

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Con Alessio tornando a valle, ma quanto è bello pedalare sulla neve !!

Grazie a tutti, a chi ha partecipato, a chi ha aiutato, a chi ha fatto le foto che ho posato qui e a chi ha questa energia “fotonica” per organizzare eventi così straordinari !

Viaggiatore

Milionidipassi MSF 2015

Pubblicato: 11 ottobre, 2015 da viaggiatore in ciclismo

Il filo conduttore è lo stesso, da Paciclica Brescia Vajont http://www.paciclica.it/ a #milionidipassi , trovarsi e parlarne..

https://www.facebook.com/brescia.msf/info/?tab=page_info

https://www.facebook.com/bergamo.msf?fref=ts

Ecco le foto della giornata..

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Paciclica Brescia Vajont 2015

Pubblicato: 6 ottobre, 2015 da viaggiatore in ciclismo

La bicicletta è pronta, è la solita che mi accompagna dal 2009 verso quella valle. E’ robusta e nelle borse c’è tutto l’ occorrente per questo viaggio compreso l’ abbigliamento da pioggia, le previsioni non hanno dato speranza, pioverà.

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Quest’ anno siamo in pochi a pedalare insieme, io Alberto e Fabio, questa è una pedalata libera, l’ organizzazione minimale ma noi tre siamo sempre presenti, è un piacere sentire di portare avanti il testimone di Paciclica. Tuffarsi nel mondo di Paciclica, oltre la pedalata, oltre la fatica, oltre il viaggio è un modo diverso di vedere le cose e le persone. Se pedali una Paciclica, il mondo cambia aspetto, esplode la sua bellezza e inizi a lottare per difenderla.

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Arriviamo in Piazza Duomo, punto ufficiale della partenza e troviamo Massimo Braghini, ideatore di Paciclica e Gabriele, organizzatore di Paciclica Brescia Assisi 2014, è molto bello ritrovarsi insieme in bicicletta anche se per poco, il desiderio di esserci è la cosa più importante.

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Iniziamo la pedalata e come sempre, si lotta per uscire dalla città, parti di pista ciclabile non utilizzabile, auto parcheggiate sul tracciato, arriviamo finalmente alla Gavardina, la ciclabile che porta a Salò e le cose cambiano. La scelta del percorso è basata sulla massima percorrenza possibile su pista ciclabile, le ragioni sono ovvie, la convivenza di mezzi a motore e biciclette sulle strade aperte al traffico è ogni giorno più drammatica, le statistiche ufficiali parlano chiaro.

Eccoci a Salò, prima tappa, attendiamo il traghetto delle 11,10 che ci porterà a Malcesine, approfittiamo per uno spuntino, un’ ottima focaccia ancora calda di forno. Queste piccole pause, oltre a consentire un piccolo recupero, ci danno il tempo di fare quattro chiacchiere e fare il punto della situazione, il meteo fino ad ora asciutto peggiorerà, noi siamo pronti.

A bordo del traghetto, osserviamo sempre ammirati i panorami, i porti e quest’ anno come non mai, le alte onde del lago, il traghetto a tratti sembra soffrirle e rolla fino ad arrivare a destinazione.

Da Malcesine a Torbole la pedalata richiede energia visto che siamo controvento e la fatica si fa sentire, i bagagli offrono maggiore resistenza al vento e in qualche tratto ci sbilancia, arrivano le prime gocce di pioggia, continuiamo senza problemi.

Passata l’ impegnativa salita di Mori, inizia la discesa verso Rovereto e la risalita della valle dell’ Adige, la ciclabile è bellissima e sicura, è meraviglioso pedalare in sicurezza immersi nei panorami di montagne, frutteti e paesi, senza quasi accorgercene arriviamo al bicigrill di Nomi. Questa è una sosta importante, si devono raccogliere le energie per la successiva salita del Mattarello verso Vigolo Vattaro, un’ ottimo panino accompagnato da una fresca birra sono ottimi per questo scopo.

Dal bivio della salita del Mattarello fino alla ciclabile Claudia Augusta sono quattro chilometri di apprensione, le auto sfrecciano noncuranti della nostra fragilità, la strada bagnata e la pioggia peggiorano la nostra stabilità e solo gli autisti dei pullman e dei camion sembrano avere un occhio di riguardo per noi.

Raggiungiamo il bivio per Caldonazzo, iniziamo la discesa che percorriamo con prudenza vista la scarsità di aderenza e raggiungiamo il piccolo albergo che ci ospiterà per questa sera. il primo giorno è passato e le emozioni del viaggio iniziano a crescere dentro ognuno di noi.

A cena, abbiamo la fortuna di poter assaporare i piatti trentini cucinati con maestria dalla Signora Gilda, il piacere del pasto si aggiunge alle cose belle che si vivono in questi momenti magici. I viaggi in bici infatti creano un atteggiamento positivo e favorevole alle novità, alle persone, alle esperienze e chiudiamo con il gran finale, il Parampampoli.

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E’ mattina e fuori piove, le strade sono bagnate ma partiamo immediatamente, una piccola tregua non consente alle strade di asciugarsi ma continuiamo a pedalare. Ricomincia a piovere a tratti anche in maniera intensa, i panorami di nubi si aprono in scorci di montagne imponenti, i boschi sono rigogliosi di verde ancora non interessati dall’ autunno e le nostra pedalata è sempre più energica. Passiamo da Borgo Valsugana, Primolano, saliamo in mezzo all’ antico forte e dopo il passo eccoci alla prima pausa del secondo giorno.

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Siamo in un bar sulla strada del piccolo borgo di Fastro, gli avventori ci guardano curiosi mentre la signora al banco, gentilissima, ci prepara un caffè e alcune bevande. Mi ha sempre incuriosito il nome di una via di questo paese, Via della Grande Emigrazione in Brasile, quella che tra la fine dell’ ottocento ed i primi del novecento ha interessato molto intensamente quella zona e mi riporta subito alle storie che vediamo ora davanti ai nostri occhi.

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Risaliamo in bici e qualche pallido raggio di sole ci illumina, sappiamo che durerà poco, procediamo verso Belluno seguendo il più possibile la ciclabile. Il percorso è meraviglioso, di campagne e vecchie cascine, borghi dimenticati e strade da percorrere, la fatica non si fa sentire forse proprio per quella bellezza che si apre a noi. Mentre sopraggiungiamo a Pedavena, Luca ci raggiunge con la sua auto giusto prima di pranzo, ci fermiamo alla mitica birreria del paese.

strada per pedavena

Luca ha partecipato a quasi tutte le ciclospedizioni al Vajont ma questa volta era impossibile, è riuscito però a prendere l’ auto e a seguire le nostre traccie fino in questa birreria dove ci rifocilliamo generosamente in vista della parte più impegnativa del percorso.

alberto e luca

Feltre, Mel, Trichiana, Belluno, Ponte nelle Alpi, ci stiamo avvicinando e il meteo continua a giocare con noi costringendoci alla strana danza del metti e togli degli abiti da pioggia ma siamo ormai sotto la diga del Vajont. Iniziamo la salita timidamente, la fatica ora inizia a farsi sentire, Alberto è poco avanti a me pedalando sulla striscia che delimita la strada a destra e Fabio un tornante più sotto, esce da una curva una Ford blu che devia dalla sua corsia accelerando e puntando Alberto che smette di pedalare, a pochi metri da lui devia riportandosi in carreggiata, il “pilota” vede me e replica la mossa imbelle fiondandosi nella mia direzione, la sterzata violenta per evitarmi lo mette quasi in testacoda, poco più sotto ripete l’ operazione con Fabio. Che dire ?

Raggiungo Alberto che è scosso e tremante, il gesto del “pilota” oltre a essere pericoloso per noi senza difesa, lo è stato anche per lui che stava per perdere il controllo della vettura e piombare nel dirupo, comprendere che l’ utilizzo della vettura anche guidando prudentemente, può essere veicolo di morte è evidentemente cosa da pochi, le strade battute dai mezzi a motore sono tra i luoghi meno sicuri al modo, solo in Italia sono c.a. 4/5000 morti all’ anno senza contare i feriti a volte con invalidità permanenti.

Arriviamo a Erto, l’ autorità comunale ci ha messo gentilmente a disposizione le docce del campo sportivo e una stanza nella vicina canonica per la notte, è un atto di sensibilità e generosità che ringraziamo sempre. Posiamo le biciclette e le borse per raggiungere il piazzale “Marco Paolini” per la veglia.

Eccoci sotto la diga del Vajont, salutiamo tutti i presenti: Carolina, Lucia, Mario, Roberta, Filippo, Tiziano, Bernard.. Dopo una accoglienza unica, una cena in questo accampamento pieno di energia, ci ritroviamo intorno al fuoco per portare avanti tutti gli argomenti e le testimonianze: le lapidi di Fortogna, il futuro dei “Cittadini per la Memoria del Vajont” , Kobane e le donne curde, le poesie emotive. Il ricordo e la comprensione che il Vajont non è stato un caso isolato ma è una modalità con la quale persone prive di scrupoli intendono approfittare di particolari situazioni si esplica e i riferimenti si possono moltiplicare per mille altri casi dove il minimo comune denominatore è la morte della gente per il profitto di pochi. Comprendere quei meccanismi e difendersi diventa l’ unica possibiltà per non finire nella statistica delle vittime. Ne parlai a lungo con Roberta e conobbi in quella occasione anche Bernard, persona dolce, sensibile e delicata, vicina alle emozioni dei presenti, gli chiesi come mai era li con noi quella sera, mi disse che sentiva l’ importanza di quell’ evento per noi che eravamo li e  voleva partecipare, comprendere, esse vicino, fare qualcosa per chi ha sofferto così tanto.

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E’ domenica, lo scorso anno partimmo la mattina presto in bicicletta per prendere il treno a Belluno ma c’ era lo sciopero dei treni della regione veneto e dovemmo rientrare a Brescia in bici in una sola giornata, fu un’ esperienza bellissima ma quest’ anno Luca era in auto e ne abbiamo approfittato per stare il più possibile con il gruppo. Dopo pranzo, sotto la diga, Tiziano e Bernard gonfiavano i 400 palloncini, Lucia e gli altri preparavano il piazzale per accogliere i partecipanti, noi di Paciclica salutammo tutti per ributtarci sulla strada e tornare alla consueta routine di tutti i giorni.

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Lunedì mattina, leggo da una mail di Roberta che Domenica pomeriggio, dopo aver lavorato tutto il giorno per la giornata sotto la diga, Tiziano e Bernard hanno avuto un incidente con il loro piccolo furgone, una grossa auto uscendo dalla carreggiata li ha centrati in pieno e Bernard è morto, Tiziano all’ ospedale. Anche gli occupanti dell’ auto sono finiti all’ ospedale.

E’ qui che le mani non trovano più i tasti per scrivere, Bernard ha viaggiato dalla Costa d’ Avorio fino a trovare qui persone e interessi che lo coinvolgevano, avere una famiglia, fare volontariato con le persone cui teneva come in queste giornate trascorse insieme, il mio pensiero di questo viaggio va a lui.

Ciao Bernard, mi ha fatto un grande piacere conoscerti, ti abbraccio.

Alex

Baremone Set 2014

Pubblicato: 14 settembre, 2014 da viaggiatore in ciclismo

La montagna è il luogo ideale della bicicletta, la sfida, la quota, il sudore della conquista della cima sono il corollario di questo matrimonio segreto. Si impiega poco a scoprirlo, basta iniziare a pedalare.

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Parto il sabato da Brescia per andare a trovare Max, il mio caro amico delle ciclospedizioni, di Paciclica e del Progetto Vajont, ora abita a Presegno, paese di otto abitanti che diventano nove quando Laura, la sua compagna, lo raggiunge nel week end o durante le ferie. La direzione è la Val Sabbia, valle che turisticamente parlando, hanno compreso solo gli olandesi. Arrivo nella piazza in centro e approfitto della grande fontana da cui sgorga un’ acqua meravigliosa, in pochi minuti arrivano tutti e ci si organizza per il pranzo.

Nel pomeriggio, nella località sottostante, a Vaiale, arriverà Roberto Ghidoni per perlare della sua Alaska, delle emozioni e della parte più sentimentale del suo viaggio, si viaggio, non gara. I sui racconti si intrecciano con i miei ricordi, con le mie avventure, meno estreme certo ma per alcuni versi simili.

La mattina successiva, parto per completare il giro previsto attraverso la temuta salita al passo Maniva attraverso il Baremone. Queso luogo in particolare, il Baremone, mi è particolarmente caro, conservo ancora dei ricordi vivi di quando, bambino, si raggiungeva con un mitico pulmino Volkswaghen, erano i primi anni settanta ed era già avventura riuscire a raggiungerlo con un mezzo del genere. Lo guidava un generoso signore di Anfo e si andava tutti insieme per la festa d’ estate, quei momenti di gioco e di divertimento sono così presenti ancora ora da farmi amare quel luogo.

Arrivo al bivio di Anfo e inizia la salita, è decisamente impegnativa per la lunghezza ed il dislivello, la bici con i bagagli si fa sentire e decido di non forzare e di godermi il panorama.

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Raggiungo il Rifugio Rosa e approfitto per una birra e un ottimo panino, il rifugio è molto accogliente e riesco a ripristinare le forze. Dal passo sarebbe possibile raggiungere il forte di Cima Ora ma decido di proseguire, la parte più emozionante è poco più avanti.

Procedendo sulla strada infatti, si raggiunge un tratto con la strada appesa su una parete delle “Piccole Dolomiti Bresciane” e si apre la vallata che ho abbandonato poche ore prima, vedo chiaramente Vaiale e Presegno.

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Negli ultimi anni, hanno sistemato le gallerie e la strada non è pericolosa tuttavia, è sconsigliata a chi soffre di vertigini visto che ci si sente sospesi nel vuoto. Questo tratto è lungo circa un chilometro, è veramente spettacolare.

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Raggiungo il sentiero che porta al rifugio Tita Secchi che è pieno di gente e procedo in discesa verso il Maniva. Appena arrivato, approfitto per un secondo ristoro prima della lunga discesa che mi porterà a casa,

Scendere verso S. Colombano è apparentemente facile ma se si hanno i classici freni a pattini, meglio anticipare le frenate, le pendenze decise, fanno guadagnare velocità e si rischia di arrivare lunghi. Sarà stato anche per il carico extra che mi porto dietro ma era veramente dura finire la staccata come si deve.

In una estate capricciosa come questa del 2014, godere di due giorni di sole e di temperature radevoli sembra un miracolo, approfittarne era il minimo.. 😉

Alex

Ciclismo o aplinismo, parte seconda.

Questa volta si può parlare veramente di alpinismo con la bici. Ci sono già stati tanti esempi ma un conto è sentirne parlare e un’ altro è vivere l’ esperienza in prima persona, vivere la montagna in senso pieno ma con la bici.
Arriva Al il pomeriggio precedente la minispedizione e studiamo i dettagli davanti ad una birra, in verità i dettagli non li abbiamo esaminati ma la birra era buona, ho solo capito che si passava da un buon rifugio, bisogna sempra accertarsi dei punti di ristoro. Partiamo a due passi da Villabassa in val Pusteria, iniziamo la ciclabile verso S. Candido e tutto va bene, la strada è facile, seguiamo la ciclabile verso Sesto e ancora tutto fila liscio anche se inizia la salita e lo sterrato, giriamo poi a sn e le cose si complicano, una salita veramente impegnativa inizia a farci scaldare sul serio, siamo partiti da 1150 di quota e l’ obiettivo è a 2550, da qualche parte dovevamo ben iniziare a salire.
Questo tratto è asfaltato ma finisce presto e inizia lo sterrato vero con alcune rampe decisamente serie, vari mangia e bevi nei boschi si alternano ad alcune salite importanti, di fatto lo sforzo è continuo, la forza su pedali non può cedere e siamo solo all’ inizio.


Arriviamo alla malga Nemes, dobbiamo fare acqua e approfittiamo per effettuare un ristoro, Al si è organizzato con le barrette, io ho poco con me e prendo un’ ottimo yogurth ai mirtilli con una birra, Al dice dìce che ora si farà sul serio.


Dopo il rifugio, la strada continua facile ma si intravede la fine della gita e l’ inzio dell’ avventura, il sentiero si chiude e iniziano delle rampe e tornanti temibili, tratti con pendenze da ribaltamento, massi smossi, torrentelli, mucche, più si sale e più le cose si complicano ma nonostante questo, continuiamo senza un’ attimo di cedimento, solo piccolissime pause per bere e fare il punto della situazione.


Si intravede la fine del tratto ripido e inizia il bello, l’ avvicinamento al Col Quaternà. Non si tratta certo di dover salire in cordata con la bici a spalle ma il sentiero stretto, le pendenze e i tratti di ghiaione da attraversare sono decisamente seri, non si può certo scherzare.


Arriviamo al limite del sentiero percorribile con la bici e le abbandoniamo temporaneamente, gli ultimi 150 mt di dislivello, li dobbiamo fare a piedi, portare la bici fin lassù non avrebbe nessun senso.


Inizio a salire e percepisco una strana energia, non è la solita carica che si prova prossimi al traguardo, è una spinta verso l’ alto che è difficile spiegare, il seniero è stretto, sconnesso, pendente, il precipizio sottostante è terrificante ma corro e raggiungo la cima agilmente, mi giro a 360 gradi, le altre cime sono a grande distanza e la visuale è mozzafiato, si vedono tutte le valli fino a decine e decine di km.

Il Col Quaternà è una piramide di lava al centro di un triangolo di valli e tutto questo incide profondamente sulle sensazioni che diventano dense e fissano il momento nell’ animo.


Iniziamo la discesa, neanche a dirlo, la faccio sullo stile degli skyrunner, tutta in agilità, raggiungiamo le bici e riprendiamo il giro.
La discesa a questo punto è severa e mette a dura prova le nostre front, pendenze del 20% con grosse pietre smosse, fondo decisamente sdrucciorevole, le vibrazioni sono impressionanti ma sia la palombarata che la frw filano con sicurezza, la fatica tuttavia si fa sentire anche in discesa e qualche piccola pausa è d’ obbligo. Arriviamo in fondo alla discesa e manco a dirlo, si ricomincia a salire, dovremo tornare a malga Nemes, il primo strappo è al limite del ribaltamento ma il fondo è buono e riusciamo a pedalarlo, da li ricominciamo a salire più gradualmente fino a raggiungere nuovamante l’ altopiano di Nemes. Tentiamo un avvicinamento alla malga ma visto l’ orario, è stata presa d’ assalto dai passeggiatori e non vi è possibilità alcuna di trovare un posto.Continuiamo per la vallata percorsa precedentemente in senso contrario fino al bivio che precipita direttamnte su Sesto.

La discesa è molto divertente, il fondo è buono, si rallenta solo perchè è una strada forestale con passaggio di alcune auto e bisogna stare molto attenti.
A Sesto inizia la ricerca di un posto per mangiare, troviamo una baracchina dove ci preparano un paio di panini con porchetta e cipolle, classico birrone e caffè, che pacchia.
Rientrando, ripenso al percorso e all’ arrampicata, l’ impegno fisico,le forti emozioni che si provano su una cima,la tecnica nelle discese così difficili, un insieme veramente complesso e allo stesso tempo unico, una sorta di liberazione e di esaltazione che risultano veramente difficili da spiegare, sono da vivere.


E’ passato più di un mese dal giro al Col Quaterna’ eppure il quel magnetismo è ancora intatto, il richiamo della vetta ora inizio a percepirlo, urge un nuovo progetto, una nuova arrampicata con la bicicletta..

Sono andato in Antola

Pubblicato: 11 luglio, 2012 da viaggiatore in ciclismo
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Guardi una cartina e qualcosa ti affascina, ti attira, non conosci assolutamente quei luoghi ma sai che li vuoi vedere, scoprire, vivere.  Il monte Antola è particolare nella catena appenninica tra Liguria e Piemonte, si sono succedute storie e vicende appassionanti, un posto carismatico, magico.

Il giro, Cabella, Capanne di Carrega, passo Tre Croci, Monte Antola, Monte Buio, Crocefieschi, Mongiardino, Cabella

Alle 7 e 00 di Domenica 8 Luglio 2012, parto da Cabella Ligure per iniziare questo giro con mille interrogativi, non so che sentieri prendere, non so se questi saranno ciclabili, non so quanto tempo impiegherò per effettuare questo percorso, non so dove potrò trovare un bar, non so i km ed il dislivello perchè non so quali sentieri prenderò.. credo che si il modo più bello per sentirsi liberi.

Inizio a salire verso Carrega Ligure, la strada all’ inizio è facile ma le pendenze a tratti sono veramente dure e la mitica Palombarata di tripla dotata, mi salva in corner, il rapportino mi permette di salire senza patire. Raggiungo Carrega che appare come un piccolo borgo attorno alla strada principale, la piccola casa del comune fa intendere che non deve essere un luogo particolarmente trafficato, mi ha superato solo una macchina in un’ oretta e in paese ho visto solo due persone. Mi fermo nella piazzetta della chiesa, una generosa fonatana di meravigliosa acqua non pretende altro che ci si soddisfi, fresca, buona, riempo anche la borraccia e riparto.

Dopo il paese anche il vento inizia a farsi sentire, a seconda della direzione, lo trovo contro o a favore, le pendenze rimangono molto impegnative e non passa nessuna macchina, mi avvicino ad una antica fortezza.

Fortezza di Carrega Ligure

Il punto di non ritorno è Capanne di Carrega, li dovrò trovare il sentiero che porta in Antola, spero anche di trovare qualche indicazione, ho la cartina ma non è facile orientarsi. Arrivato al passo, trovo i cartelli,  esco dal tratto asfaltato e inzia l’ avventura.

Faccio due conti mentalmente, 1000 mt di dislivello li ho già fatti da Cabella al passo Capanne di Carrega, ora nei sentieri  ne aggiungerò almeno 300 per raggiungere la cima, mica male !

Il sentiero è bellissimo e divertente, si alternano tratti con pendenze estreme, single track, pietraie, a volte si scende dalla bici ma per brevi tratti. A volte si entra nel bosco poi si esce su una grande radura per poi tuffarsi in un canalone, uno spettacolo.

Uscito da un tratto nascosto dal bosco, un’ ampia collina si a apre davanti a me e con grande stupore, un branco di Daini inizia a correre nella mia stessa direzione, sapevo di essere in un parco naturale ma vedere una scena del genere è stato sconvolgente. Il verde dei prati, i Daini nello sfondo del cielo, hanno inciso quell’ attimo nei miei occhi, mi sembra ancora di vederli.

Raggiungo un cartello, dice che mancano 40 min alla cima, molto bene, non manca molto. Ovviamente, il percorso si fa più duro ma finalmente raggiungo la cima.

Monte Antola

Giusto davanti al monte Antola, incontro Antonello, MTBiker di Genova che sta facendo un giro con una full ammortizzata e la sua cagnolina Lena che gli corre dietro, gli chiedo alcune preziose indicazioni e procedo.

Chiesetta Monte Antola

Dopo la chiesetta, scorgo un cartello con indicato “Rifugio Antola”, non mi faccio sfuggire l’ occasione e mi precipito, la discesa è ripida ma breve, il rifugio è in parte in ristrutturazione ma è aperto e chiedo un panino con salame e una birra. Poco dopo arriva Antonello con la cagnolina Lena incontrati poco prima, mangia anche lui e parliamo di bici, non ne passano tante da quelle parti mi dice, sono percorsi abbastanza estremi, anche la barista dice che siamo matti a passare di li in bici ma non ci preoccupiamo, lui è uno specialista delle 24h, ha fatto la Transalp, io ne ho fatte abbastanza, quei posti ci sembravano perfetti, altro che matti !

Ripartiamo insieme e risaliamo fino alla chiesetta per prendere il bivio verso il Monte Buio, il percorso è da brivido, la discesa è veramente tecnica, quasi trialistica ma passiamo agevolmente, i tratti pedalati in single track sono anch’ essi molto impegnativi ma molto godibili, pedaliamo incessantemente e in alcuni tratti, scendiamo per passare i vari ostacoli, tra i vari anche un passaggio da ferrata con le bici a mano e il precipizio giusto li sotto.

Arrivati al punto stabilito, ci dividiamo, Antonello mi indica il sentiero giusto per tornare a Cabella, saluto e rigrzio lui e Lena, cagnolina di 12 anni inseparabile e straordinaria.

Lena, la favolosa cagnolina di Antonello, che beve dalla borraccia !

Inizio il nuovo sentiero nel bosco ma dopo 500 mt, diventa quasi impraticabile, i cinghiali devono essere passati di recente e il fondo di fango secco è peggio di una pietraia, la bici salta e non avanza, mi aspettano 4 o 5 km e non ho idea per quanto possa andare avanti il sentiero in queste condizioni. Per non rischiare di fare tutto a piedi, torno al bivio e proseguo verso Alpe. Anche questa parte di sentiero è bellissima, sono ancora in quota e i panorami sono mozzafiato.

Guardano incuriosite le mucche di Alpe

Raggiungo la strada battuta e scendo fino a Crocefieschi, Vobbia e risalgo verso Mongiardino, tutti questi paesi appaiono deserti, faccio anche fatica a trovare una fontana, ormai l’ acqua scarseggia e la salita è duretta. Trovo un torrente e decido di fidarmi, prendo acqua e la bevo, sembra ottima. Sul passo trovo poi un bar, mi fermo e approfitto per un’ altro panino e per fare acqua, il giro non è ancora finito.

Scendo da Mongiardino e trovo una salita verso il monte Bossola, la strada diventa sentiero sempre più pendente e i km iniziano a farsi sentire, anche il dislivello inizia ad essere importante, dopo il monte Antola, con i saliscendi del monte Buio e il passo di Mongiardino, avrò aggiunto ancora 500 mt, altri 400 e si arriva al discreto totale di 2100 mt. Arrivato sul colmo, trovo il sentiero che mi porterà a Cabella per chiudere il giro, una discesa di una pendenza assurda, avessi avuto la mia V10 da downhill sarebbe stato uno spasso invece, con la Palombarata di V-Brake dotata, tutto è molto difficile ma si arriva.

Fine del giro, rientro verso il mezzo e dopo75 km di torture, anche la Palombarata si merita il giusto riposo, non era la bici adatta per questo giro così estremo ma è stata perfetta, più che altro non ha mostrato cedimento alcuno, sempre sicura e affidabile, non è poco.

Il mezzo è parcheggiato davanti al fiume Borbera, vedo una polla d’ acqua bellissima e trasparente, tuffo ?? Neanche da chiedere, mi immergo in quelle stupende acque freschissime e mi godo questa intensa giornata, colori, natura, luoghi, persone, una giornata perfetta densa di forza, di emozione e di stupore, spero di tornarvi presto, ci sono ancora molti sentieri che meritano di essere pedalati !

CIclismo o Alpinismo ?

Pubblicato: 28 Maggio, 2012 da viaggiatore in ciclismo
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Ciclismo o Alpinismo ? Il dilemma è appropriato, il we del 26, 27 Maggio è all’ insegna delle arrampicate.. e non solo.
Parto alle 8e30 di sabato 26, conosco bene la strada, passare dal Giogo della Bala per raggiungere il Crocedomini, significa fare una salita secca di c.a. 60 km con 2000 mt di dislivello, affrontare strade sterrate, pendenze anche severe, il vento e le incertezze meteo oltre i 2000 mt di altitudine, un discreto pandemonio emotivo, non c’è che dire. Del resto ho un appuntamento al quale non posso mancare, l’ appuntamento con i Fantastici 4, Al e company per intenderci.
Il traffico della Valtrompia è terribile, insopportabile, mi consolo con il fatto che dopo Gardone tutto si sarebbe placato ed infatti è così, le auto calano e la puzza anche, si le auto puzzano e puzzano sempre di più. Insieme con il calare delle auto però, aumenta anche la pendenza, aumenta impercettibilmente ogni km verso Collio e ancora di più verso il Maniva, la palombarata è in atteggiamento autonomia con borse riempite per la due giorni, la bici si assesta sui 25 kg e ogni grado di pendenza moltiplica la fatica.
Arrivato al Maniva, punto senza indugio verso il Bonardi, l’ ultimo caffè con annessa crostata di mirtilli l’ ho preso a Collio parecchi km fa e sono già a 1750 m dsl compiuti dalla partenza. Vedo che le nuvole si abbassano, proprio ai 1800 del Maniva si inzia non vedere più nulla, neanche le tipiche antenne che hanno ormai reso unico quel panorama.

Arrivo affamatissimo al rifugio ed è.. CHIUSO ! Ma porcapaletta, volevo scofanarmi la 4a colazione e invece nulla, dovrò continuare in.. deplezione ! Mi giro e la strada per il passo E’ CHIUSA !! Però, oggi vanno tutte dritte, salto la sbarra senza neanche pensarci e proseguo. Dal Bonardi in poi, la salita è tutt’ altro che facile, anzi, il vento aumenta ancora, le pendenze si assestano sul 10% la visibilità è quasi nulla, non passa anima viva. Una emozione unica !!! Pedalo da solo ascoltando i rumori: vento, animali, cascatelle e a tratti piccoli squarci di panorama appaiono di sorpresa per poi scomparire, le marmotte mi fischiano e mi guardano incuriosite, una mi attraversa la strada poco davanti, stupendamente cicciotella e saltellante, fila poi a nascondersi nella tana. Arrivo sotto le antenne e .. non le avranno tolte !! Non le vedo !!! Poco dopo mi giro e appaiono per un istante, ah, sono ancora li e io sono quindi sulla strada giusta, si sa mai !!

Inizia la parte difficile del percorso e capisco perché la strada era chiusa, la strada è un lastrico di ghiaccio e neve, la temperatura è sui 7 gradi, con la mtb è uno spasso salirci sopra, con le borse e tutto il resto in alcuni punti diventa da panico ma con qualche recupero e qualche improvvisazione, si passa anche questo ostacolo, arriva lo sterro e le ruote affondano !!

Ma una giusta oggi no vero ? La parte sterrata e molle e fradicia d’ acqua, meno male che le ruote grasse aiutano ma i pezzi in leggera discesa diventano pesanti come una salita per non parlare dei tornati in discesa appena asfaltati per agevolare il passaggio, tutti innevati. Solo gli negli ultimi due km si percepisce l’ esistenza di una discesa e arrivo al rifugio YAHUUUUUU !!!!! Sono le 14, entro e ordino un birrone con una buona pasta attendendo l’ arrivo dei 4. Divoro il tutto e poco dopo arriva Al con un’ ottima pedalata!

A seguire il fratellino e gli altri due, anche se avevano fatto già un ottimo ristoro, ci facciamo un giro di formaggi di malga fusi sulla piastra il tutto affogati di birre varie. Belli allegri ripartiamo per il Gaver dopo alcuni violenti acquazzoni, appena iniziamo a pedalare arriva anche il sole, i panorami si aprono ed è troppo bello pedalare in un ambiente così aperto e terso.

Planiamo sul Gaver e raggiungiamo la tipica Locanda, il gestore ci fa accomodare le bici in garage, chiude a chiave, un meritato riposo anche a loro.
Primo giorno concluso con 81 km in 5 ore e 30, 2000 mt dsl, sensazioni ottime. Dopo aver messo le bici a posto, il gestore ci accompagna nei ns. appartamenti, tre camerette deliziose, calde e accoglienti. Doccione e subito un doppio giro di birre !! Ideali come aperitivo !!
A cena la preoccupazione dei proprietari era che avessimo abbastanza da mangiare, tra extra e rinforzi, abbiamo fatto una vera abbuffata cui ha contribuito un’ ottimo Valpolicella. Dopo le solite ciacolate da ciclisti, andiamo a nanna e mi addormento in un nanosecondo.
Ore 7.00, come al solito mi sveglio prima della sveglia programmata, mi preparo e scendo per la colazione, ci si veste per i 22 km di discesa, ci sono 8 gradi, prossima tappa la Locanda S. Antonio, ideale per la seconda colazione e per togliere l’ abbigliamento di troppo visto che in valle farà caldo.
Arrivati a Valle, decidiamo tutti per un caffè con la crostatina, siamo in veranda con vista a picco sul lago d’ Idro, il bagno ampio, pulito e luminoso è ottimo per smaltire i movimenti della mattina..
Poco dopo ripartiamo, il tratto sulla statale è brevissimo ma basta a farci odiare nuovamente il traffico, giriamo per il Baremone e ritorna la pace e il silenzio. 12 km per 1000 mt dsl, questa è la salita da Anfo al Baremone, niente sconti, la pedalata è sicura e io ed Al ci stacchiamo dagli inseguitori che salgono comunque molto bene. Bello ritrovarsi in azione io ed Al !! I continui tornati e cambi di versante sono ipnotici, si perde l’ orientamento e non si capisce quando si arriverà, a tratti il panorama sul lago è travolgente, in altri la vallata si apre e profuma, arriviamo in cima e sembra di essere in un altro pianeta.

Parcheggiamo le bici davanti al rifugio Rosa e ordiniamo subito birre e panini anche per gli altri, la fame non manca mai !!
A questo punto io mi stacco dal gruppo, alle 13 arriverà la mia Family al Maniva e pranzeremo insieme, saluto tutti e scappo via, faccio la traversata Baremone/Maniva in 45 min, l’ unico inconveniente nel tirare così è che non essendoci le protezioni sulla stretta strada che porta al Maniva, i rischi sono impressionanti, nota interessante, le gallerie sono appena state rifatte e il passaggio è più sicuro.
Arrivo puntuale e puntale arriva anche la Family, abbuffatona anche qui e poco dopo arrivano i Fantastici 4 anche loro per pranzare, da qui loro continueranno per il tratto percorso da me il gg prima e io parto invece per una passeggiata verso la capanna Tita Secchi con le mie bimbe. Ci si saluta con Al e gli altri, gli sguardi sono soddisfatti anche se aleggia ancora la minaccia del tratto che devono ancora percorrere, so che si divertiranno nonostante la fatica.
La capanna Tita Secchi è un rifugio del CAI molto utilizzato da chi batte i percorsi in quota, le struttore sono orami vecchiotte ma è sempre confortevole.

Al ritorno della passeggiata, la Family rientra in auto e io mi devo dare una svegliata, sono le 17 e sta arrivando un temporale, filo a manetta giù per il Maniva ma non basta inizia a piovere e fino a Gardone non smette, poco importa, ormai siamo agli sgoccioli del giro, a Villa Carcina entro nella ciclabile per evitare le auto, dopo due gg con un’ aria così pulita, stare tra le auto è un vero supplizio.
Alla fine, 103 km in 5 ore e 08, circa 1800 mt dls, in totale 184 km con poco meno di 4000 mt dsl, sono numeri che non riescono in nessuna maniera a spiegare quanto sia bello scorazzare in quota con la bici.
Arrivato a casa, mi viene solo da pensare quando darà possibile replicare un’ altro giro simile, ci sto già pensando  !!

Infine, un grande Grazie ai miei stupendi compagni di viaggio, Al, Max e company !!!! A presto !!!!

Eccomi di ritorno !Quest’ anno, l’ avventura è stata colma di momenti semplicemente fantastici, il meteo ha fatto la sua parte regalandoci giornate bellissime e il gruppo ha mostrato tutta la sua forza e compattezza, 50 straordinari ciclisti!
Sono i 50 infatti i veri protagonisti, molti sono semplici pedalatori di città ma questo impegno non l’ hanno certo preso sottogamba. Si sono preparati bene, alcuni di loro 6 mesi fa non erano neanche dei ciclisti e invece in questo fine settimana hanno chiuso tre tappe in tre giorni di 200, 160 e 150 km con alcune bici che possiamo sicuramente definire “improbabili” specialmente per chi naviga tra le Gran Fondo e le Randonnee.
A Brescia il ritrovo alla mattina del 23 settembre, davanti al monumento del caduti di Piazza Loggia, un eccidio che ancora oggi pone la sua oscura ombra sulla città. Un momento di raccoglimento e via verso la Scuola Elementare di Borgosatollo, ci aspettano i bambini in bicicletta per fare alcuni km con noi, è così bello vedere il loro entusiasmo e la loro passione, gli urli, i campanelli, i loro disegni, i loro pensieri sulla pace, l’ aria pulita e un mondo sostenibile. Come non dargli ragione ? Che mondo stiamo consegnando loro ?
Ripartiamo verso Ferrara, faremo solo due pause, una a Mantova davanti a palazzo Te e una a Sermide, proprio sul Po. Il gruppo si è snodato sulla ciclabile del grande fiume ed è stato così bello poter fare così tanta strada senza le auto intorno !
Passata la notte nella città estense, ripartiamo verso Bagno di Romagna, arriviamo a Santa Sofia per un piccolo ristoro e si scala il Passo Carnaio, dal ristoro adottiamo una sorta di “partenza alla francese” con appuntamento in vetta, chi si sentiva pronto partiva senza aspettare gli altri, era giusto che ognuno scalasse il colle con il suo passo.
A Bagno di Romagna, dopo la cena, un passeggiata in centro con una gentile degustazione di cioccolata offerta dal comune e una visita al pub, una birretta ci stava proprio bene!
Ultimo giorno, si sale immediatamente verso il Verghereto, Montecoronaro e la meravigliosa strada chiusa verso Sansepolcro, che meraviglia di panorami e di profumi senza l’ ombra di un’ auto.
Arrivati a Città di Castello, il mio amico Andrea, MTBiker locale, ci intercetta per portarci in un barettino per il pranzo, ci scappa la solita birretta e si parte per l’ ammassamento a Perugia Ponte san Giovanni con i partecipanti a Paciclica delle altre città, Roma, Modena, Verona, Ancona.. in 150 o 200, ho perso il conto, siamo andati a Bastia Umbra per invadere il Meeting della Pace, siamo anche saliti sul palco con una ovazione da stadio, veramente emozioante ! Molti dei partecipanti al meeting non avevano la più pallida idea che fosse possibile fare 510 km in 3 gg con delle normali biciclette con le borse.
Questa ciclospedizione, questa invenzone di Massimo Braghini, Paciclica, sta lentamente ma inesorabilmente cambiando il modo di vedere di tante persone scettiche sulle possibilita della bicicletta, nel trasporto individuale oltre che nello sport, nelle piccole o lunghe distanze. Diminuire le richieste di petrolio, oltre che fare bene subito alle nostre tasche, fa bene anche a tante altre cose, specialmente a quelle che per varie ragioni, ci rimarranno ignote.
Alla fine, un modo diverso di pedalare e di intendere il viaggio, possono portare alla luce quei piccoli germogli di cambiamento rispetto alla totale immobilità delle cose e se tutto questo non potrà “cambiare il mondo”, potrà sicuramente cambiare in noi il modo di vedere le cose e come esercitare il nostro pensiero per evolvere il nostro straordinario pianeta.

Come sempre avviene, dopo una rando o dopo una ciclospedizione, mi manca il “viaggio”, la parte della nostra vita che davvero ci trascina e ci spinge verso i nostri sogni..

Il 2 Giugno mi sono svegliato presto, la giornata era grigia e le nubi cariche, l’ asfalto era comunque asciutto e la decisione era sicura, si parte con la palombarata. I parafanghi, le gomme tassellate, i v-brake, sono tutti componenti interessanti da avere in caso di una forte pioggia, in particolare se si vuole andare in quota.
Ore 6.05, si parte, la città è deserta e silenziosa, l’ aria pulita della pioggia della notte è fresca ma non mi impedisce di uscire con il completo estivo.
Partendo direttamente da Brescia, inizio subito la Val Trompia, inizia una leggera impercettibile salita e il vento, oggi forte per l’ arrivo del maltempo, spinge verso la valle, le bandiere garriscono impettite contro di me, è una giornata stupenda.
In valle, aumentano le auto, ne bastano poche per far diventare l’ aria irrespirabile, passa anche qualche vecchio motorino a miscela, non devono aver messo olio ma qualche rifiuto industriale, si alza anche la nebbia, avrei voluto tagliargli il motore in due.
Passata la parte più noiosa e abitata della lunga valle, quasi una continua propagine di Brescia verso nord, finalmente entro nel “canyon” del Mella, raggiungo Bovegno, le ex miniere di flourite e Collio, qui faccio una piccola pausa per riempire la borraccia.
Riprendo verso S. Colombano, è da parecchio che la valle è quasi deserta, è la parte più bella per chi pedala, lontano dalle case e lontano dalle auto, solo aria pulita da respirare e boschi belli da guardare. Prima del paese, una frana costringe ad una deviazione con un strappetto piùttosto duro, arrivo al bar Ponte, proprietà degli zii di una mia amica, caffettino e brioche preconfezionata, meno male che avevo già mangiato una delle mie marmellatine.
Risalgo in bici ben sapendo che il dislivello compiuto fino a quel momento era uno scherzo, si inzia La salita verso il Maniva facendo la direttissima che attraversa S. Colombano. I panorami iniziano ad aprirsi e si inizia ad intravedere la strada che taglia il passo Maniva verso il Baremone. Ruscelli, strade pulite, aria meravigliosa, silenzio a ritmo del mio respiro, i grandi tornanti, il cielo che a tratti fa anche intravedere un filo di azzurro. Nessuno sta salendo in bici oggi sul Maniva, ci sono solo io, sono passate solo due auto in tutto, la sensazione di immenso è evidente, è forte e le vallate dei due versanti fanno venire le vertigini.
Proseguo senza fermarmi verso il Baremone, inizia la strada sterrata, il ciglio è a picco sullo strapiombo, non ci sono protezioni, si vede chiaramente la strada appena percorsa e le sue pendenze, incontro un escursionista e gli domando della strada, “i è pasàc a po co le moti” mi risponde, tutto tranquillo quindi, lo saluto e proseguo. Passo il rifugio e viaggio verso le gallerie, quel tratto magico mette i brividi, tane, trincee, gallerie, picchi, strapiombi, valli, colori, rocce chiare, nubi nere, giochi di contrasti e meraviglie spettrali fanno battere il cuore più dei tratti impervi, la strada scorre sotto le ruote, la bici ostenta sicurezza e io la seguo. Arriviamo al Baremone. In questo luogo particolare, c’è un rifugio che definirei altrettanto particolare, si chiama Rifugio Rosa, ricordo i vecchi gestori che ti accoglievano gentilmente, un ricordo appunto perchè al mio arrivo trovo chiuso, al suo interno tutto meticolosamente pulito e apparecchiato, la calda sensazione che amanano i rifugi ma nessuno dentro e nessuno fuori, solo la pioggia che ci ha accompagnato.
Già, dopo il Dosso Alto non sono da solo, le strane elocubrazioni della mente, creano per simpatia una particolare “vitalità” della Palombarata. Di fatto la percezione è che mi stia portando a spasso di sua iniziativa. Iniziamo quindi la discesa e la guida diventa un puro divertimento, non esistono rettilinei, solo continue variazioni di direzione e i tornanti, staccate, traiettorie, pieghe, che spasso, arriviamo sul lago d’ Idro in un baleno !
Da qui si ricomincia a pedalare, è tutto in leggera discesa ma senza la spinta, non si avanza di un millimetro, arriviamo a Nozza e mi fermo al solito Bar dove so che c’è una tipa matta, prendo una birra e un tostone e mi dice che sono un ciclista della domenica, le rispondo che sono un ciclista pericoloso, specialmete a tavola. Dopo lo spuntino, le dico che va molto meglio, anche il cevello sta ricominciando a funzionare, mi risponde che tanto il cervello degli uomini non ha possibilità di funzionare, le rispondo che ha ragione, a me basta l’ unico neurone superstite ben sazio.
Ritorno in bici e inizia la galoppata finale che ci porterà a casa, che giro straordinario, che emozioni, difficili anche da scrivere e da spiegare… ma di sicuro da vivere nuovamente il più presto possibile !

E’ il secondo anno che vado con gli altri Paciclici al Vajont, ho ripercorso le stesse strade vivendo emozioni nuove e scorgendo particolari mai notati prima, ci si rende conto che il viaggio, il cicloviaggio, la ciclospedizione in questo caso, non deve essere per forza immensa o iperbolica, il viaggio è uno stato di essere indifferente a dove ti trovi, l’ importante è solo viaggiare..

Liberarsi dei vari fardelli della vita quotidiana diventa sempre più difficile, ti avvolge e ti intrappola fino a poter credere che in realtà la maggior parte della popolazione sia dentro un immenso luogo di lavori forzati dove ognuno è legato ai propri doveri oltre l’ umana comprensione. Infatti vedi che la maggior parte delle cose non sono fatte a regola d’ arte e con amore ma con sufficenza e superficialità. Legati ai nostri “doveri” apparenti, perdiamo il rispetto del prossimo e ancor prima per noi stessi.
Finisco di preparare la bicicletta alle 2 e 30 del mattino, per varie ragioni far prima non era stato possibile. Quattro ore dopo mi sveglio per andare al ritrovo con gli altri amici, svegliarsi per queste ciclospedizioni è un piacere. In piazza Loggia a Brescia, ci troviamo tutti per il consueto caffè, un profumo che in queste occasioni ci lega ancora di più. La piazza è bagnata e la pioggia è vicina, partiamo allegramente verso il lago di Garda.

A bordo del traghetto, da Salò a Malcesine, le signore del bar di bordo ci accolgono e ci preparano delle ottime lasagne, navigare insieme e raccontare dei viaggi vissuti riunisce ancora di più, appena scesi ci ritroviamo a pedalare con motivazione e forza, la dura salita di Nago scorre senza lasciare traccia di fatica.

La compattezza del gruppo appare tale da creare un unico organismo, l’ attenzione di ognuno è sempre rivolta al vicino, i chilometri perdono di consistenza e rimane solo il viaggiare.
Arrivati davanti alla salita del Mattarello, nonostante le bici abbiano anche 20 kg di peso in più per i vari bagagli, tutti esercitano una forza decisiva e tale da raggiungere la cima senza pensieri, da qui è tutto facile per raggiungere la fine della prima tappa, l’ albergo Monte Cimone a Caldonazzo.

Il mattino dopo, la Valsugana ci mostra la sua ampiezza e la sua dolcezza, i campi di mele, i cavalli, la strada dedicata alle biciclette immersa nel paesaggio, le cose belle fatte dagli uomini per gli uomini esistono, possono coesistere con la natura circostante, non è tutto perduto.

Le scale di Primolano attraversano il forte ormai diroccato anche se i suoi bastioni appaiono ancora solidi e perpetui, attraversare uno sbarramento così importante con le nostre biciclette stimola a cercarne ancora altri da abbattere. Entriamo a Feltre nel luogo tempio dell’ arrivo di una delle più belle corse ciclistiche amatoriali, alcuni di noi rivivono quella emozione indimenticabile.

Il traffico aumenta, la città di Belluno si avvicina e con lei il traffico tipicamente cittadino e forzato, tutti i prigionieri del minuto si accalcano con malumore in file enormi anche se la giornata è ormai tiepida di sole e tersa di aria, evidentemente la loro modalità non gli da scampo, devono vivere questo purgatorio ed espiare chissà quale peccato.
Incontriamo il nostro amico Bortolo della FIAB di Belluno che dirige cento e più ciclisti nella valle del Piave in direzione opposta alla nostra, ci abbracciamo, invadiamo per qualche minuto l’ intera sede stradale di questa strada quasi deserta, siamo sotto la diga del Vajont ma in questo momento c’è solo l’ allegria e il buon umore, un incontro spettacolare.
La salita verso il culmine della diga, è dura per tanti motivi, per il significato di quel posto, per la stanchezza ormai raggiunta e per la velocità sostenuta nell’ ultimo tratto, quel grande muro, quel monumento, immensa lapide, incute quella serie di emozioni con cui non vorremmo mai aver a che fare.
Arriviamo a Erto e l’ accoglienza è dirompente, ci accolgono con un grande abbraccio e il nostro viaggio ciclistico ha il termine. Ceniamo insieme tra amici, volontari, superstiti e ciclisti, regna una armonia quasi musicale. Dopo poco raggiungiamo nuovamente la diga, siamo nel tendone dove il testo di Marco Paolini verrà interpretato e riportato in quella valle, la tensione ed il silenzio sono assordanti.
Omar Rottoli, l’ attore, inizia il suo monologo davanti ad un folto pubblico, in principio è teso, contratto, forse la forte emozione di essere li in quel luogo, davanti a molti di coloro che hanno vissuto “sulla pelle viva” quei momenti tocca anche lui. Il nostro viaggio in bicicletta ci ha portati a Erto a vivere in questa serata le parole di Marco Paolini e di Tina Merlin, una specie di macchina del tempo si apre e ci inghiotte, viviamo gli ultimi istanti del disastro con dolore raccapricciante, ci sentiamo raggiungere dal boato descritto da Omar con paura e tensione, l’ onda ci raggiunge e non c’è via di scampo, rimaniamo con lui in silenzio come sepolti senza poter respirare.

Il monologo è finito e anche noi siamo tornati nel presente, un lungo applauso composto accompagna le lacrime di molti, lo stupore di vivere questo ricordo rimane ora scolpito nella mente.
Ci ritroviamo insieme noi ciclisti per andare a dormire, io e Maurizio partiremo presto, gli altri ci seguiranno dopo pranzo, approfitteremo del treno Belluno, Padova. Nello scompartimento accanto al deposito delle biciclette, si trovano altri ciclisti molto diversi tra loro, una mamma con tre bambini, un  francese che rientra dopo aver percorso 5000 km nell’ europa dell’ est, legami impercettibili ci accomunano e destano la curiosità degli altri passeggeri, il viaggio sta finendo, scarichiamo le biciclette e pedaliamo verso casa, un caffè ? Dai, teniamolo buono per la prossima volta.

Un grande GRAZIE a Max, Laura, Alberto, Alessandro, Maurizio, Ornella, Angelo, Gino, Mario, Segio, Al e Luca, i miei stupendi compagni di viaggio.

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Alex

Pubblicato: 2 novembre, 2010 da viaggiatore in ciclismo

Paciclica 13/15 Maggio 2010

Pubblicato: 11 giugno, 2010 da viaggiatore in ciclismo
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Paciclica è una CICLOSPEDIZIONE, differisce dal cicloviaggio solo per il fatto che le tappe sono “chiuse” da cancelli indispensabili per arrivare ai vari appuntamenti istituzionali nei tempi previsti, vi garantisco che a volte ci si trova a pedalare in maniera non troppo dissimile dalle randonnee ma con le bici attrezzate da cicloviaggio.

Siamo partiti da Brescia per arrivare, attraverso Ferrara e S.Sofia, a Perugia il giorno prima della marcia della pace.

1a tappa, Brescia/Ferrara, 197 km tra ciclabili e strade più o meno trafficate, un dedalo per riuscire a viaggiare nel mondo della non ciclabilità italiana. Meno male almeno sul Po gli argini sono stati adattati a ciclabili anche se abbondantemente usati dalla auto.
Le emozioni però iniziano subito dopo la partenza, con i bimbi di Borgosatollo che ci accolgono con entusiasmo e facciamo un giro nel paese insieme a loro!
Arriviamo a Mantova, pranzo a Palazzo Te e poi via subito verso Ferrara, tra le nuvole e le piogge, un inaspettato vento favorevole ci fa volare a 30 /35 Kmh e recuperiamo minuti preziosi. Arrivati sul po, lo spettacolo è intriso di mille colori e di mille luci, effetti chiaro scuri dalle nuvole più minacciose e anche gli scrosci violenti ci scivolano addosso.
Arriviamo a Ferrara ancora carichi, cena luculliana poi a nanna, domani altri 150 km da percorrere, YAHUUUU !!!!

2a tappa, Ferrara/S.Sofia. Partenza dalla sala comunale di Ferrara con il Sindaco e gli assessori mobilità e ambiente, siamo al tavolo con loro ed i giornalisti nella sala degli arazzi, ci attendono a Ferrara per la prossima avventura!
Proseguiamo nella pianura, tentiamo di evitare il più possibile le strade trafficate, troviamo varie ciclabili, a tratti sterrate e riusciamo ad arrivare a Faenza, qui la situazione è complicata, la viabilità è folle, riusciamo però ad attraversarla e rientriamo in deliziose stradine di campagna, il meteo ci sta salvando, a tratti c’ è anche il sole, abbiamo preso solo un’ acquazzone, si procede regolari, incrociamo anche le strade della gf 9 colli verso Meldola e poi inizia la salita !!!
La strada verso S. Sofia è bellissima, solo qualche auto e camion di troppo, i più forti si avvantaggiano ma io e il gruppo di lupi, quelli che hanno il compito di tenere compatto il gruppo di 45 persone, rimaniamo in fondo per aiutare chi avesse bisogno, saliamo a 8/9 all’ ora, niente male considerando che hanno tutti le bici palombarate.
A 5 km da S. Sofia, inizia la “bagarre”, siamo increduli nel constatare l’ entusuasmo che regna nel gruppo, le ragazze in particolare iniziano a tirare sempre più forte e decidiamo di far fare a loro un’ arrivo in parata ! Inutile dire che erano tutti stragasatissimi per la grande tappa, anche qui ci attende il Sindaco con un meraviglioso buffet di benvenuto, inutile dire che è stato molto gradito, oggi 147 km in 7 ore con la salita e il traffico a tratti veramente impossibile.

3a tappa, S. Sofia/Perugia. Ci alziamo alle 5e15, la colazione è alle 6, l’ appuntamento per la concentrazione a Perugia ponte S:Giovanni è alle 17.00, ci sarà l’ auto del comune per scortarci in centro, sarà durissima arrivare in orario con il maltempo previsto.
La situazione alla mattina è chiaramente critica, avevo già sentito Marco Grassi, il nostro “basista” di S. Arcangelo che me lo confermava la sera prima, ci sarà pioggia continua e temperature di 5/7 gradi sui colli Carnaio e Verghreto. Piove veramente forte ci parlano di fiumi in piena e alcuni hanno paura nella gestione delle discese, sono estremamente impegnative e consiglio di partire solo a coloro in possesso di un adeguato abbigliamento antiacqua e con ottime capacità di controllo della bicicletta per la discesa, ci sono fiumi d’acqua e detriti sulla strada, sassi scesi dai lati, buche anche profonde. Poco più di una decina di noi decidono di non rischiare, proseguiranno con i mezzi pubblici (bus e treni) la sicurezza prima di tutto !! Noi, una trentina, ripartiamo molto attenti, nebbia, freddo e tanta, tanta pioggia, non ci mollerà fino all’ arrivo all’ ostello a Perugia.
La prima salita scorre veloce ma la discesa è veramente tosta, le piogge e le pendenze sono a tratti veramente impressionanti per i poveri freni di una bici palombarata (appesantita dai bagagli), raggiungiamo tutti Bagno di Romagna e proseguiamo a piccoli gruppi, iniziamo il verghereto e i lavori sulla e45 costringono i camion e i pullman a passare sulla nostra stradina, proseguiamo decisi, senza intoppi, arriviamo al passo e la discesa è quasi da mtb, è tutto allagato, fradicio, sconnesso, arriviamo a Sansepolcro e facciamo il concentramento al palazzetto dello sport. In pratica ci eravamo divisi in 4 gruppi e siamo arrivati tutti nel giro di 10 minuti, perfetto !!! Siamo ancora in orario !!! Alcuni di quelli che hanno preso il pullman per arrivare a Sansepolcro, rislagono in bici, ormai solo 70 km ci dividono da Perugia e il peggio è passato.
Ripartiamo a mille, fila indiana, attraversiamo Città di Castello, ci si avvicina a Perugia, 3 forature negli ultimi km ci rallentano un pelo, arriviamo alle 17e30 giusto al limite per riunirci con gli altri paciclici giunti dalle varie parti d’ Italia e saliamo verso il centro di Perugia, più di 150 ciclisti sotto una bella pioggia raggiungono così la piazza, peccato che fosse deserta a causa della pioggia, ma a noi non interessava, avevamo finito la nostra ciclospedizione ! Avevamo portato il nostro messaggio.
Rientriamo all’ ostello, doccia e cena, si fanno le somme, circa 510 km di strade, di ciclabili, di traffico, di terra, di comprensione dei territori. Con questa piccola avventura non si voleva dimostrare nulla a nessuno, volevamo capire noi cosa succede nel caso si volesse viaggiare da una città all’ altra con mezzi a basso impatto ambientale, avevamo anche incontrato alcuni olandesi che stavano raggiungendo Roma, c’è poco da fare, ci sono pochi tratti ottimamente studiati e tratti esclusivamente dedicati al traffico a motore, non è un problema capacità, fare ciclabili non è impossibile, è un problema di viabilità o più semplicemente di civiltà del trasporto.
Lo abbiamo compreso e tenteremo di cambiare qualcosa, ad ogni Paciclica scopriremo se e cosa starà migliorando..

Dimenticavo, sabato 165 km con 1590 dsl in 9 e 25 sempre pause escluse, in totale 510 km, 2250 mt di dislivello in 25 ore e 25 min di pedalata suddivisa in tre giorni. Inutile dire che tutti quanti erano veramente ben preparati sia fisicamente che tecnicamente, era inoltre molto difficile che così tante persone riuscissero a trovare un buon affiatamento in un percorso così lungo e impegnativo, invece ognuno ha dato il massimo per aiutare chi gli stava a fianco e quindi tutto il gruppo ad arrivare alla meta.

Ecco la foto dell’ arrivo in piazza 4 Nov. !! Non ci stavamo tutti nell’ inquadratura, eravamo tantissimi ed abbiamo riempito la piazza con le nostre biciclette.
Ho sentito molti del gruppo di Paciclica, hanno già la nostalgia !!!

Arrivati a Perugia !

Prove di Paciclica atto secondo 13/03/2010

Pubblicato: 11 marzo, 2010 da viaggiatore in ciclismo

Ecco il riassuntino della pedalata, Marisa, Antonella, Ornella e Laura, sono state eccezionali !! In pianura hanno tenuto un’ ottima media e sul Monterotondo, il Polaveno e il s. Giovanni, mai mollato un’ attimo, alla fine 65 km a 17 di media per quasi 1000 mt di dsl !! La più incredibile, ma ormai siamo abituati, è Marisa che riesce a fare tutto questo con una citybike dal peso esorbitante. C’è anche da considerare che poi Marisa è arrivava ed è poi tornata a Travagliato e deve quindi aggiungere quasi una ventina di km rispetto al mio kilometraggio.  8)  8)  8)
Sarebbero tutte delle ottime Randonneuse, nel gergo ciclistico, delle “randagie” della bicicletta !!! Anzi, c’è anche Laura che minaccia di essere anche un’ ottima granfondista !! Sul Polaveno ha mollato anche Luca !!  : Chessygrin :
In cima al Polaveno e nelle valli interne la temperatura era vicina allo zero e si respirava l’ aria di piccola avventura.
Anche i maschietti, io, Luca e Mauri, sono andati bene, direi che il gruppo “supporto” di Paciclica arriverà veramente preparato all’ appuntamento !!  o-o  o-o  o-o

Ecco il minivideo..  : Thumbup :

Prove di Paciclica, piccole pedalate per un grande progetto..

Pubblicato: 28 febbraio, 2010 da viaggiatore in ciclismo

Paciclica nasce da un grande progetto di Massimo Braghini ed è oggi un avvenimento FIAB nazionale, vari gruppi da varie città d’ Italia convergeranno verso Pergugia in bicicletta per poi partecipare alla camminata della pace Perugia Assisi. Con gli amici di Brescia, iniziamo con le prime tappe di avvicinamento.. http://www.paciclica.it/

UN NATALE ALTERNATIVO…..

Pubblicato: 27 dicembre, 2009 da denny in ciclismo

Ciao a tutti …

nel giorno di Natale ,navigando tra i vari siti di ciclismo ,mi è balenata un’idea un pò malsana direi … ma ,mi ha ispirata un sacco . Ho deciso di partire l’indomani alla volta di Mantova x fare una sgambatina sulla pista ciclabile che da San Benedetto po , arriva a Sassuolo lungo le sponde del fiume Secchia. Siamo partiti in macchina fino a Quistello ,poi siamo saliti su i nostri “cavalli di battaglia” e via x la nostra spedizione natalizia!!!

Parecchi intoppi lungo il tragitto : primi su tutti i fiumi in piena ,quindi abbiamo trovato la protezione civile con i loro mezzi sull’argine del fiume … il Panaro è esondato ed il Secchia era al limite …bè forse è stata un pò troppo azzardata questa spedizione ,ma chi poteva sapere una cosa simile??? Cmq sono stati due giorni bellissimi ,un pò faticosi direi soprattutto x il clima infame (come sempre Giuliacci ha sbagliato anche sta volta) freddo e aria non sono mai mancati e solo negli ultimi 10 km al ritorno il sole ha fatto capolino ….

Sabato siamo arrivati a Modena ,non abbiamo proseguito fino a Sassuolo proprio a causa dei ponti bloccati x la piena ,visto che avremmo dovuto fare km e km di statale ,ma non mi sembrava il caso … pernottamento a Modena ,la mattina seguente siamo ripartiti alla volta di Sassuolo (hanno riaperto ponti e strade ) e il percorso lungo il fiume è stato fantastico !!! Coffee break e…… abbiamo girato le nostre bike e viaaaa che siamo ritornati verso il paesino mantovano.

Questa ciclabile è splendida , in primavera sarebbe fantastica ed in autunno con i suoi colori ancora di più!!! ricordiamoci gente!!!

Cmq a parte tutto ci siamo divertiti un sacco in  totale di 182 km su un suolo misto ,sterrato ,fango e strada … panorami un pò particolari ma da rifare in giornate migliori .

Queste sono le foto della nostra gita fuori porta natalizia …

ciao a tutti ,dalla bassa è tutto alla proxxx !!

ASPETTANDO NATALE ……

Pubblicato: 23 dicembre, 2009 da denny in ciclismo

CIAO A TUTTI .. .

OGGI (23 DIC) SONO IN FERIE .. E COSA C’è DI MEGLIO DI UNA SANA FRESCA PASSEGGIATA TRA I CAMPI DELE “TERRE BASSE”??….

CON QUESTE IMMAGINI VI FACCIO I MIEI PIù SINCERI AUGURI X UN FELICE NATALE !!!!

OCIO AI PANETTONI GNARI OK??????

UN BACIO A TUTTI!!!

BIKER PROVETTA!!!!

Pubblicato: 21 dicembre, 2009 da denny in ciclismo

CIAO RAGASSSSS , ieri mattina mi son svegliata verso le 9:00 circa ,come prima cosa caffè ,paina e … e guardando fuori dalla finestra mi è balenata un’idea …..

“Stefano usciamo in mtb???”

“No no ma sei matta fa troppo freddo!!!”

“Ma si dai un girettino tranquill qua nella bassa”

“E va bè …. se proprio vuoiiiii”

.. e così vestita da palombaro sono uscita ..

FREDDO DA PAURAAAA -7 GRADI !!!!ma è stato a dir poco fantastico .Siamo stati qua nelle nostre zone “terre basse” ,un freddo veramente da panico,un’aria che pungeva viso e gambe …dopo pochi secondi i piedi erano già andati, va bè pazienza!! Ma credetemi ..una favola ,non si vedeva anima viva in giro ,solo lo scricchiolio del ghiaccio sotto le nostre ruote c’ha tenuto compagnia!! …..ed ora .. ed ora aspetto la neve!!! ma la voglio fresca,soffice,non ghiacciata cavolaccio !!! così x lo meno se cado non mi faccio così male!!!ciao ragasss alla proxxx!!!

CARRERABIKERS ALLA 24 ORE DI IDRO

Pubblicato: 18 dicembre, 2009 da denny in ciclismo
trio .. meduuuuuusa
.. i veri pensieri di Vito!!!
troppi pensieri .. VITO!!!
le migliori performance di Vito
Stefano…. che fai??? pensi???
eccolo!!!!!! alla grandissima!!!
Stefano alla riscossa!!!
altro giro .. altro regalo!!
The Viaggiator
ma fatemi un sorriso … su!!
guerriero SCONVOLTZZZ
??????????????????????
che brott vecioo!!(skerzo skerzo)
dopo 24 ore .. 96 giri!!!

FOGLIE MORTE TROFEO ALESSANDRO MERINDIANI A.M.

Pubblicato: 16 novembre, 2009 da cicliturriweb in ciclismo

Grande successo per le “FOGLIE MORTE”!!!!

Randonnèe organizzata  dalla nostra società.

Complice la bella giornata, sono stati circa 450 i partecipanti alla manifestazione.

Un grazie caloroso alle persone che hanno collaborato per la perfetta riuscita dell’evento, ed anche a coloro che vi hanno preso parte come pedalatori!!!


ASD CICLI TURRI – CARRERA

CIAO RAGAZZI NON TROVO LE PAROLE PER RINGRAZIARE TUTTI VOI PER LA GRANDE OSPITALITA’ ED ACCOGLIENZA CHE CI RISERVATE OGNI VOLTA CHE VENIAMO A TROVARVI.

LE UNICHE PAROLE CHE TROVO SONO ” GRAZIE DI CUORE ” SPERO CHE L’AMICIZIA FRA I NOSTRI GRUPPI DURI A LUNGO CON AFFETTO E AMICIZIA ALBERTO

Pubblicato: 20 ottobre, 2009 da cicliturriweb in ciclismo, pranzi e cene

LA MIA PASSIONE…

Pubblicato: 8 ottobre, 2009 da denny in ciclismo

………..”OH CARA BICI PIENA DI RAGGI

CHE MI TIENI COMPAGNIA DURANTE I MIEI VIAGGI

HO SUDATO SETTE CAMICIE X POTERTI ACQUISTARE

ED ORA NE SUDO ALTRE SETTE PER FARTI CAMMINARE!!!

MA QUANDO SONO IN MEZZO AL GRUPPONE

MI FAI SENTIRE UN VERO CAMPIONE

…………” OH CARA BICI PER FARTI AMMIRARE

A NOVE ATMOSFERE TI DEVO GONFIARE

TI HO PRESO CON LA TRIPLA PER NON FATICARE

MA QUANDO SONO IN SALITA MI SEMBRA DI SCOPPIARE

E DOPO QUALCHE ORA CHE SONO IN SELLA

NON MI SEMBRI PIU POI  COSI BELLA

QUANDO COMINCIO A SENTIRE BRUCIARE IL DERETANO

GIURO CARA BICI TI CAMBIEREI CON UN DIVANO

E DOPO TANTA FATICA E TANTA SOFFERENZA

ARRIVA LA SERA E …”CARA MOGLIE DEVO FARE ASTINENZA”….

OH CARA BICI HAI UN SACCO DI RAPPORTI

PER FARMI PEDALARE INSIEME AI PIU FORTI

MA QUANDO ARRIVANO I PASSI  E SONO SU PER I TORNANTI

COMINCIO A VEDER LA MADONNA CON I SUOI SANTI

E QUANDO IN DISCESA VADO GIU COME UN RAZZO

MI VIENE UN DUBBIO:NON SARò MICA UN PO PAZZO!!!????

E COME SI DICEVA AI TEMPI DI COPPI E BARTALI…

HAI VOLUTO LA BICICLETTA??? ED ORA PEDALA!!!!

 

 ……. da un ciclista della domenica!!!! …. ma anche fidato gregario!!!