Ciclismo o Alpinismo ? (parte seconda)

Pubblicato: 28 agosto, 2012 da viaggiatore in ciclismo
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Ciclismo o aplinismo, parte seconda.

Questa volta si può parlare veramente di alpinismo con la bici. Ci sono già stati tanti esempi ma un conto è sentirne parlare e un’ altro è vivere l’ esperienza in prima persona, vivere la montagna in senso pieno ma con la bici.
Arriva Al il pomeriggio precedente la minispedizione e studiamo i dettagli davanti ad una birra, in verità i dettagli non li abbiamo esaminati ma la birra era buona, ho solo capito che si passava da un buon rifugio, bisogna sempra accertarsi dei punti di ristoro. Partiamo a due passi da Villabassa in val Pusteria, iniziamo la ciclabile verso S. Candido e tutto va bene, la strada è facile, seguiamo la ciclabile verso Sesto e ancora tutto fila liscio anche se inizia la salita e lo sterrato, giriamo poi a sn e le cose si complicano, una salita veramente impegnativa inizia a farci scaldare sul serio, siamo partiti da 1150 di quota e l’ obiettivo è a 2550, da qualche parte dovevamo ben iniziare a salire.
Questo tratto è asfaltato ma finisce presto e inizia lo sterrato vero con alcune rampe decisamente serie, vari mangia e bevi nei boschi si alternano ad alcune salite importanti, di fatto lo sforzo è continuo, la forza su pedali non può cedere e siamo solo all’ inizio.


Arriviamo alla malga Nemes, dobbiamo fare acqua e approfittiamo per effettuare un ristoro, Al si è organizzato con le barrette, io ho poco con me e prendo un’ ottimo yogurth ai mirtilli con una birra, Al dice dìce che ora si farà sul serio.


Dopo il rifugio, la strada continua facile ma si intravede la fine della gita e l’ inzio dell’ avventura, il sentiero si chiude e iniziano delle rampe e tornanti temibili, tratti con pendenze da ribaltamento, massi smossi, torrentelli, mucche, più si sale e più le cose si complicano ma nonostante questo, continuiamo senza un’ attimo di cedimento, solo piccolissime pause per bere e fare il punto della situazione.


Si intravede la fine del tratto ripido e inizia il bello, l’ avvicinamento al Col Quaternà. Non si tratta certo di dover salire in cordata con la bici a spalle ma il sentiero stretto, le pendenze e i tratti di ghiaione da attraversare sono decisamente seri, non si può certo scherzare.


Arriviamo al limite del sentiero percorribile con la bici e le abbandoniamo temporaneamente, gli ultimi 150 mt di dislivello, li dobbiamo fare a piedi, portare la bici fin lassù non avrebbe nessun senso.


Inizio a salire e percepisco una strana energia, non è la solita carica che si prova prossimi al traguardo, è una spinta verso l’ alto che è difficile spiegare, il seniero è stretto, sconnesso, pendente, il precipizio sottostante è terrificante ma corro e raggiungo la cima agilmente, mi giro a 360 gradi, le altre cime sono a grande distanza e la visuale è mozzafiato, si vedono tutte le valli fino a decine e decine di km.

Il Col Quaternà è una piramide di lava al centro di un triangolo di valli e tutto questo incide profondamente sulle sensazioni che diventano dense e fissano il momento nell’ animo.


Iniziamo la discesa, neanche a dirlo, la faccio sullo stile degli skyrunner, tutta in agilità, raggiungiamo le bici e riprendiamo il giro.
La discesa a questo punto è severa e mette a dura prova le nostre front, pendenze del 20% con grosse pietre smosse, fondo decisamente sdrucciorevole, le vibrazioni sono impressionanti ma sia la palombarata che la frw filano con sicurezza, la fatica tuttavia si fa sentire anche in discesa e qualche piccola pausa è d’ obbligo. Arriviamo in fondo alla discesa e manco a dirlo, si ricomincia a salire, dovremo tornare a malga Nemes, il primo strappo è al limite del ribaltamento ma il fondo è buono e riusciamo a pedalarlo, da li ricominciamo a salire più gradualmente fino a raggiungere nuovamante l’ altopiano di Nemes. Tentiamo un avvicinamento alla malga ma visto l’ orario, è stata presa d’ assalto dai passeggiatori e non vi è possibilità alcuna di trovare un posto.Continuiamo per la vallata percorsa precedentemente in senso contrario fino al bivio che precipita direttamnte su Sesto.

La discesa è molto divertente, il fondo è buono, si rallenta solo perchè è una strada forestale con passaggio di alcune auto e bisogna stare molto attenti.
A Sesto inizia la ricerca di un posto per mangiare, troviamo una baracchina dove ci preparano un paio di panini con porchetta e cipolle, classico birrone e caffè, che pacchia.
Rientrando, ripenso al percorso e all’ arrampicata, l’ impegno fisico,le forti emozioni che si provano su una cima,la tecnica nelle discese così difficili, un insieme veramente complesso e allo stesso tempo unico, una sorta di liberazione e di esaltazione che risultano veramente difficili da spiegare, sono da vivere.


E’ passato più di un mese dal giro al Col Quaterna’ eppure il quel magnetismo è ancora intatto, il richiamo della vetta ora inizio a percepirlo, urge un nuovo progetto, una nuova arrampicata con la bicicletta..

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