Baremone Set 2014

Pubblicato: 14 settembre, 2014 da viaggiatore in ciclismo

La montagna è il luogo ideale della bicicletta, la sfida, la quota, il sudore della conquista della cima sono il corollario di questo matrimonio segreto. Si impiega poco a scoprirlo, basta iniziare a pedalare.

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Parto il sabato da Brescia per andare a trovare Max, il mio caro amico delle ciclospedizioni, di Paciclica e del Progetto Vajont, ora abita a Presegno, paese di otto abitanti che diventano nove quando Laura, la sua compagna, lo raggiunge nel week end o durante le ferie. La direzione è la Val Sabbia, valle che turisticamente parlando, hanno compreso solo gli olandesi. Arrivo nella piazza in centro e approfitto della grande fontana da cui sgorga un’ acqua meravigliosa, in pochi minuti arrivano tutti e ci si organizza per il pranzo.

Nel pomeriggio, nella località sottostante, a Vaiale, arriverà Roberto Ghidoni per perlare della sua Alaska, delle emozioni e della parte più sentimentale del suo viaggio, si viaggio, non gara. I sui racconti si intrecciano con i miei ricordi, con le mie avventure, meno estreme certo ma per alcuni versi simili.

La mattina successiva, parto per completare il giro previsto attraverso la temuta salita al passo Maniva attraverso il Baremone. Queso luogo in particolare, il Baremone, mi è particolarmente caro, conservo ancora dei ricordi vivi di quando, bambino, si raggiungeva con un mitico pulmino Volkswaghen, erano i primi anni settanta ed era già avventura riuscire a raggiungerlo con un mezzo del genere. Lo guidava un generoso signore di Anfo e si andava tutti insieme per la festa d’ estate, quei momenti di gioco e di divertimento sono così presenti ancora ora da farmi amare quel luogo.

Arrivo al bivio di Anfo e inizia la salita, è decisamente impegnativa per la lunghezza ed il dislivello, la bici con i bagagli si fa sentire e decido di non forzare e di godermi il panorama.

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Raggiungo il Rifugio Rosa e approfitto per una birra e un ottimo panino, il rifugio è molto accogliente e riesco a ripristinare le forze. Dal passo sarebbe possibile raggiungere il forte di Cima Ora ma decido di proseguire, la parte più emozionante è poco più avanti.

Procedendo sulla strada infatti, si raggiunge un tratto con la strada appesa su una parete delle “Piccole Dolomiti Bresciane” e si apre la vallata che ho abbandonato poche ore prima, vedo chiaramente Vaiale e Presegno.

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Negli ultimi anni, hanno sistemato le gallerie e la strada non è pericolosa tuttavia, è sconsigliata a chi soffre di vertigini visto che ci si sente sospesi nel vuoto. Questo tratto è lungo circa un chilometro, è veramente spettacolare.

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Raggiungo il sentiero che porta al rifugio Tita Secchi che è pieno di gente e procedo in discesa verso il Maniva. Appena arrivato, approfitto per un secondo ristoro prima della lunga discesa che mi porterà a casa,

Scendere verso S. Colombano è apparentemente facile ma se si hanno i classici freni a pattini, meglio anticipare le frenate, le pendenze decise, fanno guadagnare velocità e si rischia di arrivare lunghi. Sarà stato anche per il carico extra che mi porto dietro ma era veramente dura finire la staccata come si deve.

In una estate capricciosa come questa del 2014, godere di due giorni di sole e di temperature radevoli sembra un miracolo, approfittarne era il minimo.. 😉

Alex

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