Archivio per agosto, 2009

La mia LEL by AL69

Pubblicato: 26 agosto, 2009 da al69 in ciclismo

Inizia con i colori di Londra, la mia avventura alla LEL. Si, i colori, non il grigio che associamo per definizione alla citta’. Tanta gente, un casino ordinatissimo fino a tarda sera…. E’ in questa bolgia che cammino e ritrovo la giusta distrazione che mi permette di non pensare a cio’ che devo affrontare. Dopo il dovuto relax, ecco che iniziano i preparativi, quelli veri, quelli piu’ delicati. E cosi’ preparo i bauletti, sperando di non dimenticare nulla, ed effettuo gli ultimissimi controlli della bici. Sembra essere tutto a posto…..

26 Luglio

Arriva il giorno della partenza. l’orario assegnatoci ci permette di svolgere il tutto con la massima calma. Dovremo attendere fino alle 13.30 per cominciare il nostro viaggio. Ancora gli ultimissimi controlli, la ricerca di un posticino dove mangiare qualcosa e a poco a poco l’ora si avvicina. Ci mettiamo in posizione, veniamo raggiunti dagli altri compagni di viaggio (siamo una cinquantina ad avere questo orario di partenza)…. e GOOOOO l’avventura inizia. I primi chilometri scorrono veloci, una serie di saliscendi rompe un pochino il gruppo, ma l’andatura non e’ da forsennati. In poco tempo arriviamo al primo punto di ristoro. Qualche provvidenziale panino e via di nuovo. Il prossimo controllo e’ a 150 Km dalla partenza. Anche qui i chilometri scorrono veloci, aiutati dal vento a favore. Appena arriviamo… inizia a piovere. L’acqua sara’ una compagna costante del nostro viaggio…. Ci prepariamo ad affrontare pioggia e strada. Abbiamo una settantina di chilometri per la prossima tappa. COntinua a piovere. Foriamo sia Alex prima, io poi…. mancano ancora 9 Km… e non sembra che la camera d’aria perda troppo.. decido di pomparla e … incrocio le dita. Quasi a mezzanotte arriviamo a Woshingborou. 220 Km fatti. Si pone ora la questione: dormiamo qui, o affrontiamo i 110 Km che ci separano dal prossimo controllo? Stiamo bene, ancora non siamo assaliti dal sonno… e cosi’ decidiamo di andare avanti. Sempre con la pioggia a farci compagnia….. Arriviamo al 330Km, a Thorne, alle primissime luci del crepuscolo. Mangiamo qualcosa e ci distendiamo per un tre orette in una brandina. L’ambiente e’ umido, i nostri vestiti pure.. non e’ una delle notti piu’ belle… comunque passa e riesco a riposare quel tanto che basta.

27 Luglio

Colazione e si riparte. Sulla carta le prime tappe sono estremamente semplici, pochissimo dislivello. Gia’ sulla carta…… La pioggia ci ha abbandonato, per il momento, ma ha lasciato lo spazio ad un fastidiosissimo vento. Forte. E contrario. Le tappe semplicissime diventano taponi alpini. Il dispendio di forze e’ di gran lunga maggiore di quanto previsto. Perdiamo tutto il vantaggio accumulato il giorno prima. Ci apetta la salita di Yad Moss, una saliita interminabile di 25Km, con un dislivello di 400m, una cosa semplice, no???? Affrontata col vento contrario, con quel vento contrario, diventa un vero calvario. Inizio ad essere nervoso, a non poterne piu’. Vorrei gridare, piangere, gettare la bici….. Alex si accorge di questo mio stato d’animo, lo vedo preoccupato, e… mi lascia solo. Inizialmete lo odio, poi capisco. DOvevo restare solo. Era una battaglia solo contro me stesso. Che a fatica, molta fatica, riesco pero’ a vincere, anche se ferito. Arrivo ad Alston, il nostro punto di controllo, all’imbrunire. Oggi abbiamo percorso poco piu’ di 200Km. Alex e’ sempre piu’ preoccupato, lo vedo dai suoi occhi che mi cercano non appena entro nel rifugio. Decidiamo per qualche ora di sonno vero, q prenotiamo un letto. Ceniamo e…. con ‘gioia’ mi rendo conto che il mio numero sul letto assegnato.. non c’e’ piu’. E non c’e’ piu’ nemmeno un posto libero….. Attimi di nervi tesi, molto tesi…. alla fine si trova un lettino in una cameretta con soli tre posti… una pacchia… lenzuolini e copertine…. una dormita colossale.

28 Luglio

Mi risveglio alle 3 del mattio, rinato. Fuori c’e’ molta umidita’, ma sembra non voglia ancora piovere. Oggi dovrebbe essere il giorno del giro di boa. Tappa molto impegnativa, con dislivelli importanti. Tutto va nel migliore dei modi, le salite passano tranquille… entriamo in Scozia, tra panorami indescrivibili….. Immancabile un po’ di pioggerellina, che diventera’ poi un acquazzone prima del nostro arrivo ad Eksdalaimur, quando mancano un’ottantina di Km per Edimburgo. Mangiamo qualcosa, ci asciughiamo alla bell’e meglio e via di nuovo. Passiamo Trquair, altro controllo, cocn persone magnifiche ad accoglierci. Mangiamo un porridge con il whisky che ci fa letteramente rinascere. Manca poco alla boa… davvero poco. Galvanizzati, e aiutati da un bellissimo vento forte a favore, voliamo e lasciamo gli ultimi chilometri scorrere molto, molto velocemente. SOno circa le 13.30 quando arriviamo a Dalkeith. Abbiamo raggiunto il punto piu’ a nord. Ora dobbiamo solo girare le bici, e tornare a casa. Qui facciamo una bella doccia, una bella mangiata, cambiamo i materiali (era il nostro punto di bag drop) e ripartiamo. Vorremmo arrivare ad Eksdalaimur per la notte. Il vento, prima amico, ora e’ un avversario da affrontare. Un avversario, non piu’ un nemico come su Yad Moss. Procedo senza spendere troppe energie. Alex con un altro gruppetto prende un po’ di strada in piu’, ma non mi preoccupa…. Si fa fatica a procedere anche nelle discese. E’ paradossale vedere chi sta araggiungendo Edimburgo procedere in salita a velocita’ superiori alla nostra… dobbiamo usare il 34 anche per le discese….. Ripassiamo Traquair e subito riprendiamo per Eksdalaimur. Sara’ la tappa piu’ dura di tutto il viaggio. Al vento si aggiunge a poco a poco l’acqua. Che aumenta sempre piu’ la sua intensita’. Ci sono momenti in cui il vento violentemente mi sposta, l’acqua cade copiosa sulla strada, a tratti nebulizzata dal vento, vomitata in faccia… si vede a malapena e faccio fatica a concentrarmi sul roadbook. Non che sia necessario, non ci sono bivi, ma lo scorrere delle righe aiuta a passare il tempo. Mi rendo conto che le condizioni sono vicine al limite della sopportazione. Mi dico che se la situazione non migliora, non resta che il ritiro… Sono costretto a percorrere la strada stando piu’ al centro possibile. Ai bordi e’ tutto allagato, non si distingue dove finisce la strada e dove inizia il bordo. Arrivo finalmente al controllo di Eksdalaimur. Dentro c’e’ il finimondo: chiunque si trovi in zona, non puo’ fare altro che fermarsi e aspettare: cerchiamo, come tutti gli altri, di capire se e quando finira’ questa situazione. Sembrano esserci ben poche speranze per uno sperato miglioramento. Mangiamo qualcosa e cerchiamo di riposare. Ci imponiamo di ripensare alla corsa entro le 2, ora in cui vorremmo ripartire. Le facce dei vari compagni di viaggio sono eloquenti. In tanti c’e’ dipinto sconforto, fatica, scoraggiamento, freddo. Mi preparo un lettino con tre sedie, e li’ crollo. Non so ancora come sia riuscito a dormire in quelle condizioni.

29 Luglio

Vengo svegiato da un gruppo un po’ piu’ rumoroso degli altri, poi sento la voce di Alex che dice… ‘dai che ha smesso’. Ha smesso??? Facciamo colazione e butto il naso furi. Buio pesto, vento e pioggia… che differenza c’e’ rispetto al giorno prima? Si’ forse l’intensita’ delle precipitazioni e’ un pochino diminuita. So comunque che in quel momento bisogna ripartire, se si vuole chiudere entro la notte di giovedi’, nostro target, non per velleita’ cronometriche, ma semplicemente perche’ altrimenti perdiamo il volo che ci riportera’ a casa. Non e’ una partenza facile. La strada e’ lucida dall’acqua, per terra c’e’ di tutto: foglie, rami,sassi, ranocchietti che saltellano di qua e di la’…. L’attenzione deve essere sempre al massimo. Incredibilmente, in uno dei vari scollinamenti, alzo gli occhi e mi ritrovo un cielo terso, stellato, un segno? Forse! Di sicuro e’ stata una visione che ha ridato un po’ di morale. Poi il cielo subito si richiude. Finisce la zona collinare, stiamo rientrando in Inghilterra. Vedo un tombino, asfalto lucido, lo scarto verso quella che credo essere la linea bianca di bordostrada e… mi ritrovo disteso a terra. Era in realta’ un marciapiede. L’andatura non era veloce, le conseguenze fortunatamente nulle. Mi resta addosso una paura indescrivibile, e tremo come una foglia. Mi impongo di non pensarci e rimonto subito in sella. Via versoaltri chilometri. All’alba troviamo una tettoia e decidiamo per un microsonno. Pochi minuti, giusto per toglierci un pochino di fatica. Non manca moltissimo al controllo di Alston, solo una salita lunga e poco pendente. Affronto la strada con molta calma, non ho voglia di forzare. I compagni del momento accelerano un pochino e li lascio andare. Mi fermo per un bocconcino, ancora una provvidenziale sostina, e riparto. Sembra che io stia subento un pochino la strada, e’ una salita che a me non piace e cosi’ la affronto con umilta’ godendomi il panorama, sempre stupendo. Arriva il centro abitato, lo raggiungo insieme ad alri occasionali compagni. Li’ la strada impenna, cattiva, con un fondo ciottolato. Tutti scendono dalla bici, sfiniti, io metto il rapportino leggero e… volo. Incredibile. Faccio la salita senza particolari problemi. Passato il tratto duro la strada continua a salire bene e io altrettanto. Sto cantando, sto bene, ho un’energia e una forza insperate, sconosciute. Che stia entrando nel Rando-mode? Vedo uno dei compagni della notte, accelero (!) e lo raggiungo, sempre fischiando e cantando. Giungiamo ad Alston, alle 8 della mattina. Qui decidiamo per una sosta di un paio d’ore, mangiamo e parliamo del la notte appena trascorsa. Siamo consapevoli che dopo aver superato quelle difficolta’ siamo pronti a (quasi) tutto. Ora vedo che Alex e’ tranquillo nel vedermi, capisce il mio stato d’animo, la mia consapevolezza di cio’ che sto facendo. All’ora decisa ripartiamo, questa volta dopo aver formato un gruppetto di italiani, con il quale (piu’ o meno) arriveremo fino alla fine. Siamo ai piedi di Yad Moss. Quante cose sono successe rispetto a due soli giorni fa, quanto mi sento cambiato. La salita non mi fa paura, procedo sotto una pioggia incessante, ma non troppo forte. Arrivo allo scollinamento e ripenso alla crisi di due giorni fa. Ci aspetta una ventina di Km di discesa, ottimo terreno per riposare le gambe. Da qui in poi sappiamo che e’ solo strada da percorrere, tanta, ma senza difficolta, sperando nella clemenza del vento. Corriamo via di buon passo, ogni tanto agganciando gruppetti piu’ veloci, altre volte seguendo i nostri ritmi. Ci stiamo divertendo, e questa e’ la cosa piu’ importante. In serata arriviamo al controllo di Thorne. Siamo riusciti a seguire la nostra tabella di marcia, il nostro programma ambizioso. Decidiamo una sosta con dormita. Ripartiremo alle 3.30.

30 Luglio

Ci svegliamo riposati, felici, glavanizzati e consapevoli que quello che stiamo affrontando potrebbe essere l’ultimo giorno del viaggio. Ripartiamo col nostro gruppetto del giorno prima. Il clima e’ buono, sia nei nostri umori, sia nel cielo. Per ora non piove, anche se resta un’umidita’ altissima. Al controllo successivo si unisce a noi Ausilia, che dara’ un’ulteriore carica, con la sua simpatia, al gruppo. E’ strano quanto stiamo vivendo. Abbiamo alle spalle piu’ di mille Km e stiamo pedalando come se stessimo andando a fare una scampagnata in bici, quelle della domenica con tanto di pic-nic, chiaccherando, scherzando, facendo di tanto in tanto qualche piccolo scatto nei vari dolci saliscendi….. E’ cosi’ che passano questi chilometri. Ogni tanto la fatica si fa sentire e qualcuno trova qualche pretesto per delle lamentele, piccoli attimi di nervosismo, ma in generale il clima e’ davvero ottimo. Qualche scroscio e qualche chicco di grandine ci fanno ancora compagnia, ma ormai la fine e’ vicina, non ci preoccupa piu’ nulla. Cala la sera, l’ultima, lo sappiamo, ne abbiamo ormai la certezza. Siamo all’ultimo controllo. Dopo c’e’ solo Lee Valley, da dove siamo partiti domenica scorsa. Ultimi 65 Km. E’ difficile raccontare cosa ho provato quando ho fatto mettere il timbro nell’ultima casellina del tesserino. Si riparte con sempre piu’ allegria e meno fatica in corpo. Quando mancano una ventina di chilometri, pero’ ecco l’inghippo. Una disattenzione nostra o una imprecisione del roadbook ci fanno perdere leggermente la strada. La tensione sale un pochino, procediamo a vista, lentamente, sperando che gli incroci che affrontiamo ci portino verso la nostra destinazione. Fortunatamente sara’ cosi’ e possimao riprendere il nostro pedalare sereno. Il nervosismo nel gruppetto si accentua un pochino ed e’ con (egoista) sollievo che, a causa di un’ennesimo controllo del roadbook a seguito di un bivio affrontato erroneamente, ci ritroviamo solo io, Alex e Ausilia a dover affrontare l’ultimissima parte dell’avventura. In pieno silenzio, in piena tranquillita’, riprendendo a piene mani quell’allegria e serenita’ che hanno caratterizzato l’intera giornata. Ormai mancano pochissimi chilometri, il coundown e’ a una cifra soltanto, ma non lascio spazio alle emozioni, ancora troppo alto il rischio di sbagliare in un ambiente sconosciuto. Riconosciamo le strade: siamo proprio arrivati, ultime rotonde e alla fine la stradina che porta all’ostello. Felicissimi, entriamo e consegnamo il nostro tesserino di viaggio. Dispiace, piange il cuore separarsene, e’ stato il registro dei nostri chilometri. Sppero che venga restituito, dopo la validazione. Salutiamo i compagni del Viaggio appena concluso, e rientriamo pian pianino verso l’abergo dove ci apettano una camera, una doccia e finalmente un letto vero….. Ci abbandoniamo al mondo dei sogni in men che non si dica…….

PS

Non ho volutamente citato nessun altro dei compagni di viaggio, oltre ad Alessandro e Ausilia, perche’ questo e’ il racconto della mia LEL. La compagnia di chiunque abbia trovato al mio fianco restera’ sempre come ricordo indelebile di quei fantastici giorni. I sorrisi e la chiaccherate incontrati lungo la strada hanno avuto un valore enorme per il mio morale. Per cui, grazie Fabrizio, Mariano, Ezio, Pino, Piero, Carlo, Fabio, Carlos, Salvatore… e chiunque altro mi sto sicuramente dimenticando di elencare qui, ma che ha dato il suo piccolo contributo per portare a termine questo viaggio.

LEL 2009, 1400 Km in 105 ore, il resoconto..

Pubblicato: 8 agosto, 2009 da viaggiatore in ciclismo, randonnee

..sembrava che si potesse continuare a viaggiare all’ infinito..

Venerdì 24 Luglio ci troviamo io, Alberto e Fabrizio a Montichiari per il volo su Stansted, comodo e veloce, affittiamo un’ auto e filiamo in albergo. Sembra facile, la marcia a sinistra con la macchina con la guida a destra complicano le cose, prendere le rotonde “contromano” seduto dalla parte del passeggero insieme al caotico traffico londinese è uno spettacolo da brivido !! Meno male che ero già stato in Inghilterra un paio di volte con la mia auto, con qualche spavento siamo arrivati al Travelodge.

Sabato 25 andiamo a ritirare i documenti di viaggio, iniziano tutti a mettersi in coda, gli iscritti sono circa 600, con ritardo rispetto all’ apertura ufficiale per tutto il mondo, apre anche il desk per i soli italiani, un trattamento di favore che Melita, l’ organizzatrice, ci aveva concesso.

La coda per i documenti di viaggio

La coda per i documenti di viaggio

Avere il roadbook in mano mette una certa agitazione, significa che tutto è andato bene e che basta solo partire. Questo almeno in teoria, c’ è sempre qualcuno che ci può mettere lo zampino..

Torniamo in hotel ed effettuiamo il controllo delle bici per la partenza del giorno dopo, il viaggio in aereo dentro le borse morbide ha una dose di rischio, se gli addetti le maneggiano con poca cura, rischiamo di trovare delle brutte soprese. In realtà tutto fila liscio, solo il cambio di Al è leggermente disallineato ma riesce a ricomporre la situazione.

La sera andiamo a cena al centro di Lee Valley con tutti gli altri colleghi randonneurs, si iniziano a percepire le sensazioni che poi sentiremo durante i ristori inlotre è palpabile la tensione tra i colleghi, si parla di brutto tempo e si sa che a quelle latitudini non si scherza affatto.

Domenica 26 Luglio, scendiamo dalle camere con le nostre bici bardate di tutto punto, abbiamo con noi tutto ciò che riteniamo sia indispensabile per portare a termine una prova così severa, sembriamo i gladiatori prima di entrare nell’ arena, luci, bauletti anteriori, posteriori, bande catarinfrangenti, non ci manca nulla. Ci avviciniamo alla zona della partenza insieme ad altri colleghi sconosciuti, cerchiamo Melita, l’ organizatrice per la conferma della partenza, ore 13 e 30 in punto dalla stazione.

Alex di spalle con la maglia Carrera

Alex di spalle con la maglia Carrera

Lee Valley, 0 Km. Si parte, i primi chilometri si snodano in un complicato dedalo di viette, iniziamo a confrontare il roadbook con il percorso, non è facilissimo ma i riferimenti sono precisi e se controlli bene il ciclocomputer è abbastanza difficile sbagliare.. se sei fresco e se è giorno, dopo, lo vedremo, le cose cambieranno. Il gruppo è veloce, inizia un saliscendi abbastanza deciso, si controlla il roadbook, senza quasi accorgecene arriviamo al primo controllo timbro.

Gruppo ancora compatto dopo la partenza

Gruppo ancora compatto dopo la partenza

Gamlingay, Km 65. E’ un controllo opzionale, troviamo tuttavia un ottimo ristoro, approfittiamo per fare il pieno e ripartiamo abbastanza velocemente. Non piove ancora ma il meteo appare in peggioramento. Il percorso a questo punto non è impegnativo, siamo noi  tre,  io, Al e Fabbry e andiamo tranquillamente, senza strafare, il controllo successivo è a 85 km. I Paesaggi che si presentano a noi sono incantevoli, tipici inglesi con meravigliosi borghi tenuti in maniera maniacale, intuiamo che la scelta del percorso è specificatamente su strade a bassissimo traffico, quasi nullo a parte qualche attraversamento di statali o qualche città. Arrivano alcuni strappi, siamo al controllo e inizia a piovere.

Thurbly, km 151. Il ristoro è ottimo, ci sono anche le lasagne, approfitto per fare un paio di piatti, cerchiamo di limitare le soste visto che siamo ancora carichi e fuori c’è luce. Questo tratto è molto facile ma la pioggia è fitta e con l’ andatura decisa che stiamo tenendo, siamo in un bagno di sudore dentro il nostro abbigliamento in Goretex, decidiamo di rallentare per diminuire la sudorazione, ma ormai siamo fradici sia fuori che dentro. Pedalare nella pioggia è normale per un randonneur, quello che temiamo però è che possa peggiorare di molto, le previsioni che ci arrivano dal Kolombrello Lenky via sms non sono confortanti e ci spettano anche delle tappe di montagna. Nel frattempo sia io che Al foriamo in questa tappa, meglio, così ci togliamo il pensiero per un po. Il mio copertoncino tuttavia si lacera, una specie di dente triangolare tutto seghettato lo taglia per un paio di mm, decidiamo di non sostituirlo, terrà ?

Washingborough, Km 216.  Abbiamo quasi 5 ore di vantaggio sulla tabella torica stilata da Al, qualche errore di percorso dovuto alla stanchezza e la prima penombra ci fanno capire che abbassare la guardia è molto pericoloso, si rischia di perdere il tracciato e molte ore di viaggio per nulla, continuo a controllare il roadbook anche dopo aver preso un bivio, capita infatti che si perdano dei passaggi o che si prenda una strada per errore, il roadbook è preciso ma nella penobra si iniziano a leggere cose diverse da ciò che è scritto. Anche qui a Washingborough, la gentilezza dei volontari e il ristoro sono eccezionali, bagnati come siamo, stiamo iniziando a pensare come possa essere possibile finire una prova del genere senza quel tipo di organizzazione. Ben rifocillati decidiamo di riposare al successivo controllo di Thorn.

Ripartiamo e la pioggia, a parte qualche piccola diminuzione, ha continuato incessantemente. Raggiungiamo il controllo volante di Wragby dopo c.a. 20 km, dei ragazzi sotto le intemperie come noi fermi da ore in una piazza a mettere i timbri, ci dicono ridendo che hanno visto passare degli italiani manco fossero in fuga per conquistare la maglia gialla, ridiamo anche noi, di sicuro non siamo in fuga, pedaliamo decisi ma sempre senza strafare, anzi, mi rendo conto di andare ben al di sotto di quello che potrei fare e questo è solo positivo. La strada è quasi piatta ma continui bivi e deviazioni ci costringono a ripercorrere a ritroso parecchi chilometri per i tanti errori che stiamo facendo, la pioggia, le luci, la stanchezza, ci impediscono di leggere correttamente le indicazioni, ci fermiamo ai bivi per essere sicuri di quello che facciamo, il gps, per questa LEL, l’ avevamo voluto evitare. Raggiungiamo un grande ponte, un grande canale con navi portacontainers, si avvicina il primo agognato riposo.

Thorne, 321 Km. E’ tardi ma arriviamo al cotrollo ancora in anticipo sulla tabella e prenotiamo tre brande, ci rifocilliamo e ci si stende, dovremmo poter dormire 3 ore ma dopo due ore e mezza mi sveglio e non vedo Fabbry, sveglio anche Al e mi alzo, andando in bagno incontro Fabbry già bardato che dice che non riesce a riposare, è troppo teso e vuole continuare, gli dico di anticiparci pure, di accodarsi a qualcuno che tanto ci troveremo ai prossimi controlli, parte in un istante. Dopo una colazione non troppo abbondante causa sazietà del pasto consumato poche ore prima, ripartiaremo sempre sotto la pioggia, fortunatamente sono riuscito a trovare un volontario con la boccetta dell’ olio per la catena, iniziava ad essere veramente secca. Bene, siamo pronti ma incontro Carlos, è appena arrivato e mi racconta una cosa terribile, pochi momenti prima della sua partenza alle 13 e 45, mentre era al pub per mangiare qualcosa, un ladro si avvicina con una mtb scassata, scende al volo, sale sulla sua Pina nuova di zecca e scappa come l’ arrivo di Cipollini nei giorni migliori. Rimango senza parole, non gli è rimasto nulla tranne se stesso e gli scarpini con gli speedplay, non ha roadbook, luci, abbigliamento, solo ciò che ha addosso e la rabbia per ciò che gli è accaduto. Ma in quei momenti può succedere l’ inaspettato e Steven, un avventore del pub,  gli propone la sua citybike per fare la LEL, Carlos dopo un momento di sgomento accetta e di fatto me lo trovo li davanti con questa bici che non c’ entra nulla e con un sorriso fantastico, il sorriso di chi sta ancora inseguendo un sogno dopo che questo sembrava perduto.

Carlos alla LEL 2009

Carlos alla LEL 2009

Lunedì 27 Luglio, si riparte senza troppa convinzione, abbiamo riposato ma eravamo bagnati e le sensazioni non sono delle migliori, siamo solo io ed Alberto e abbiamo una tappa di 90 Km da affrontare, procediamo silenziosi guardando ciò che ci circonda, passiamo anche un canale con il ponte mobile, inizia a soffiare il vento. Per un po smette anche di piovere, iniziamo lentamente ad asciugarci ma il meteo sembra beffarci di noi, riprende a piovere poco dopo. Intravedo una stazione di servizio con il minimarket, chiedo ad Al di fare uno stop per prendere qualcosa da mangiare, abbiamo fatto solo 20 Km dall’ ultimo controllo ma ho bisognio di mangiare, un paio di tramezzini, Mars, qualche altro dolce, una Coca Cola. Anche Al approfitta per integrare e ripartiamo in pochi minuti. Fanno molto più queste piccole pause che ristori di ore, ripartiamo con più grinta. Passiamo una foresta, piccole stradine e arriviamo al controllo.

Coxwold, 411 Km. Qui hanno della pasta, la signora gentilissima mi fa una buona razione, ho decisamente bisogno di alimentarmi, preparo anche qualche panino da mangiare strada facendo, i ristori sono una salvezza, i paesi attraversati sono per la maggior parte piccoli borghi senza negozi di alcun genere, solo nei passaggi di città più grandi si trovano pub o negozi di alimentari, il problema è a che ora passi di li, spesso è tutto chiuso. Qui ritroviamo anche Fabbry, non riesce proprio a riposarsi. Si riparte e finalmente sembra che smetta di piovere, poche gocce qua e la ma il problema è il vento, mi rendo conto che potrebbe esserci un ostacolo molto più duro della pioggia e delle salite, questo tratto è di poco più di 5o Km quasi piatti ma avanzare è insopportabile, si procede molto lentamente, la media è bassissima, si fatica molto e una tappa stimata in un paio d’ ore diventa di più di tre.

Middleton Tyas, 463 Km. Siamo ad un ottimo ristoro, c’è anche il menù e il servizio al tavolo, mangio di tutto, dal bacon con le uova strapazzate al budino con la mela cotta. Ripartiamo sapendo che questa potrebbe essere una tappa decisiva, piove poco ma il vento è fortissimo, 75 Km da soffrire con il controllo dopo il passo di Yad Moss a 600 mt di altitudine. La salita è facile e costante, si potrebbe fare velocità ma le folate di vento ci mettono alla prova, allo stesso tempo si aprono davanti a noi scenari immensi, aperti, con l’ aria tersa, ci sentiamo ancora più piccoli di quello che siamo, sbattuti contro gli elementi che possono fare di noi ciò che vogliono. Le colline sono poi zeppe di capre e pecore, mai viste così tante, per chilometri e chilometri, senza fine. Tra un confine e l’ altro, i pastori hanno installato i Cattle Grid, delle griglie sull’ asfalto per evitare che gli animali possano uscire, sono spranghe di ferro distanziate di quasi 20 cm, le vibrazioni sulla bicicletta sono terribili,  ho messo le vecchie Mavic, terranno ?

Mentre saliamo lentamente di quota, sembra di passare oltre i 2000, ma non saremo molto oltre i 400, a questa latitudine cambia tutto, ma proprio tutto, il vento si scaglia contro di noi e Al appare in una situazione critica. Affrontare una LEL, affrontare 1400 Km da chiudere entro 100, 110 ore al massimo non si può improvvisare, a parte la preparazione fisica, la convinzione delle proprie capacità e della propria forza sono determinanti. Al, sin dai primi controlli, esterna una sorta di tensione, come se il “controllo” della situazione potesse far volgere a suo favore gli avvenimenti. Ma raramente la realtà è come ci si aspetta, nella LEL la forza vincente è quella che ti fa affrontare ogni ostacolo, tutti gli ostacoli, con la più profonda tranquillità, con la piena fiducia nella strada e in se stessi. Visto che era pressochè impossibile stargli vicino, decido di allungare e di anticiparlo al controllo di Alston, a questo punto la forza, quella che ti porta al traguardo, la devi trovare da te, non serve nessun consiglio, nessuna parola.

Alston, 539 Km. Entro, consegno il cartellino, ecco un’ altro timbro, siamo vicini al giro di boa, non è troppo tardi e vado a mangiare qualcosa per ingannare l’ attesa di Al. Eccolo, arriva, l’ umore è decisamente migliorato, sembra un’ altra persona, ottimo segno ! Ora bisogna dormire, il grosso del gruppo non è ancora qui, possiamo prenotare due letti. Fabbry scappa, non può assolutamente fermarsi, lo capisco, ognuno è fatto a modo suo. Dopo un buon pasto caldo, fuori ci sono 8 gradi, andiamo a letto ma il mio letto è al suo posto invece quello di Al è misteriosamente scomparso, impiegherà un’ oretta per trovarne un’ altro, meno male che avevamo deciso di fare qui il riposo più lungo, ci ritroveremo alle 3 di mattina per la colazione. Il letto a castello dell’ outdoor center è pulito, con un piumone morbido, il cuscino soffice come piace a me, sprofondo in un sonno assoluto, coccolato da quel letto così comodo, così accogliente. Mi sveglierò come se dovessi iniziare in quel momento. Al invece non appare, chiedo alla signora se è stato svegliato, no, si erano dimenticati di lui, chiedo cortesemente di tirarlo giù dalla branda, è ora !

Martedì 28 Luglio. Colazione veloce e si parte, ci sono alcuni inglesi, partiamo e perdo di vista Al, sarà dietro o davanti ? Ci ritroviamo e continuiamo, riprende la pioggia, sempre più forte, aggressiva, rimaniamo in quota, ci sono dei continui saliscendi, è una tappa di 90 km molto difficile, siamo ancora circondati da colline e da pecore, solo ogni tanto passiamo in qualche piccolo borgo. In una discesa, foro, è la seconda volta, cosa sarà ? Scorro con le dita e scopro una punta accuminata, non si vuole togliere dal copertone, insisto con il tappino della camera, rimonto, gonfio ma perde subito, era una camera di recupero e la pezza era stata messa male, monto l’ altra, tutto perfetto, si riparte. Incontriamo una strana coppia, un italiano velocissimo ed il suo collega inglese, loro usano la tattica della velocità, lungo riposo e poi a tutta ! Proviamo a stare con loro ma il passo è molto diverso, ci separiamo. Eccoci all’ ultima salita prima di Eskdalemuir, ritorna la pioggia ed è tosta, c’è vento ma sto bene e allungo. Tengo d’ occhio Al, la vallata è ampia e si può vedere qualche Km dietro, si scorgono inconfondibili le sagome dei ciclisti sotto i continui scrosci.

In scozia alla LEL, forata la posteriore.

In scozia alla LEL, forata la posteriore.

Eskdalemuir, 633 km. E’ un paesino piccolissimo, anche il posto di controllo è situato in una struttura molto più piccola di quelle incontrate sino ad ora, i volontari lavorano a mille e si mangia con abbondanza. Sono le 11,00 arriva Al, sembra sempre più convinto. Sappiamo di avere ora un tratto facile, Quasi tutta discesa, partiamo con il solito passo, inutile strafare.

Traquair, 678 Km. Anche questo è un controllo opzionale ma il Porridge con il whisky no!! E’ di serie e facciamo un paio di scodelle, ce lo serve un volontario italiano, un colonnello del nostro esercito che è ad un corso di specializzazione a Edimburgo, scopriamo così che molti dei volontari sono ufficiali e sottufficiali dell’ esercito inglese. Ripartiamo e finalmente smette di piovere, abbiamo anche il vento a favore, sembra un miracolo ! Si va ad Edimburgo ! Iniziamo ad incontrare faccie conosciute che stanno rientrando dopo il giro di boa, sia chi era partito nel gruppo delle ore 9,00, che quelli partiti insieme a noi, incontriamo Ausilia Vistarini, e il nostro Fabbry !!! Grandissimo !!!

Dalkeith, periferia di Edimburgo, 716 Km. Dopo qualche rotonda che ci ha confuso, raggiungiamo il controllo, siamo al giro di boa, il 50% del percorso, un traguardo importante, Al è commosso, anche io sono molto contento, c’è un raggio di sole, sembra li per noi. Entriamo, timbriamo e ritiriamo il bag drop, le borse con i cambi, mangiamo, facciamo una doccia, sarà l’ unica, ci sono bastate le continue docce metereologiche. Inutile dire che anche qui il ristoro è ottimo, menù e servizio al tavolo, anche troppo per una randonnee, ci hanno proprio viziati !! Pensiamo al ritorno e al vento, non si è placato, anzi, è aumentato e se prima era a favore… Si aggrega a noi Piero, siamo partiti nello stesso gruppo e decidiamo di fare qualche tratto insieme. La ripresa di contatto con la pedalata è infelice, si avanza a fatica sui drittoni in leggera pendenza con il vento contro, rimango davanti tentando di fare scia ma non è facile riuscire a seguire e appena la strada ricomincia a salire con più decisione rimango solo. La strada è deserta, praticamente il traffico è assente, incrocio solo qualche altro randonneur che sta raggiungendo Edimburgo. Non riesco a rallentare per stare con gli altri, la gamba gira bene, i panorami sono incantevoli, l’ aria tersa e asciutta. Ad un certo punto della salita, il vento diventa veramente pericoloso, la bici scarta e mantenere l’ equilibrio è molto difficile, raggiungo il passo e in quella vallata il vento crea un effetto Venturi amentando ancorà l’ intensità, saremo vicini ai 35 nodi, inizia la discesa e la bici non scende, metto il 34 e continuo a pedalare, sembra un’ incubo, la strada è visibilmente in discesa ma si pedala come in salita a causa del vento.

Prima del bivio successivo mi fermo ad aspettare Piero e Al, passa Piero e aspetto ancora, arriva Al molto tranquillo, riprendo anche io e arriviamo a Traquair. Qui non c’ è più il controllo per noi ma il ristoro si e approfittiamo per ricaricare le batterie. La pausa è brevissima e uscendo incontriamo Fabiozen e la sua Freccia Azzurra in discesa verso Edimburgo, mi appare calmo e tranquillo, lo spirito giusto per arrivare alla grande. Il percorso a ritroso propone un diverso punto di vista e davanti a noi si chiude il cielo e con esso anche le speranze di un ritorno più agevole dell’ andata. Inizia a piovere con forte intensità, il vento non molla, la strada è impervia con la visibilità ridotta, iniziano scrosci violenti, tratti di grandine, il freddo, si crea un gruppetto con noi tre e un inglese in completo estivo, nessuna parola, si pedala come si può. Il sole inizia a tramontare e l’ oscurità avanza, inizio a forzare leggermente per arrivare quanto prima al controllo, l’ inglese decisamente infreddolito si mette in scia, Al e Piero avanzano più tranquilli. Non c’è un paese, una tettoia, nulla, solo questo piccolo nastro d’ asfalto ruvido e i panorami di continue colline. Vengo raggiunto da un’ altro inglese con un bauletto rigido, si vede che sa com’ è il meteo da queste parti, il nuovo trio forza ulteriormente, mentre le sferzate di vento e pioggia nebulizzata ci investono, capisco che l’ inglese in completo estivo sta spingendo al massimo per tentare di scaldarsi, si propone davanti al gruppetto per fare la sua parte ma lo ripasso per dargli un minimo di scia. Arriviamo vicino al controllo, intravedo un ciclista fermo davanti con due bici e un secondo che si rialza dal pendio laterale, ci fermiamo, non si è fatto male, non riusciva a vedere il bordo della strada ed è precipitato. Riprendiamo in cinque, passiamo davanti al tempio tibetano di Eskdalemuir, uno stridore geografico, sembriamo trasportati in un’ altro continente e allo stesso tempo rimango affascinato delle continue emozioni. Arrivo con i 4 nuovi colleghi inglesi al ristoro, ci ringraziamo a vicenda, bastano pochi sguardi.

Eskdalemuir, 799 km. Fatico a trovare un posto per la bici, il controllo è completamente pieno di ciclisti stanchi, fradici e infreddoliti, è bagnato ovunque. I volontari continuano a darsi da fare, alcuni alla cucina e altri con la ramazza a tentare di asciugare e pulire il passaggio e la sala da pranzo. Arriva Al, al momento mi preoccupo, ha un’ espressione da panico, dice: in queste condizioni è impossibile andare avanti. Le condizioni erano sicuramente estreme ma non tali da gettare la spugna, infatti dopo pochi minuti, mi dice: Partiamo alle 2,00! Ottimo gli dico ! Tentiamo quindi di mangiare e riposare sui tavoli o sulle sedie, un’ oretta, siamo in piedi da quasi 24 ore.

Mercoledì 29 Luglio. Sono le due, piove incessantemente, passo da un volontario che mi dice che migliorerà solo dal pomeriggio successivo salvo qualche schiarita temporanea. Torno da Al e gli comunico invece che sta smettendo, Piero si adegua, si parte ! Si aggrega a noi anche un inglese che aspettava il primo gruppetto in partenza. Usciamo e tutto è come prima, pioggia e vento, forti. Partiamo comunque, la visibilità è ridotta, accendo tutte le luci che ho a disposizione e Piero accende anche la sua potentissima, si procede sicuri nel buio più totale sotto il diluvio. Dopo alcune decine di chilometri, smette, è una di quelle schiarite momentanee, si intravede il cielo completamente stellato, sembra un sogno, nessuna auto, nessun ciclista, per decine di chilometri ancora, sembrava che si potesse viaggiare all’ infinito in questo limbo indecifrabile. Alla fine di una discesa, mentre si entra un un paese, al scarta a sinistra e scivola con l’ anteriore sul marciapiede appena pronunciato, cade, ci fermiamo subito tutti e verifichiamo la situazione, tutto bene, Al non si è fatto nulla e la bici è intatta, si riparte subito.

Al, Piero ed un amico inglese verso Alston alla LEL 09

Al, Piero ed un amico inglese verso Alston alla LEL 09

Prima di iniziare la salita verso Alston, intravediamo un centro sportivo che ha una tettoia, andiamo e ci stendiamo sul cemento, è ormai l’ alba. Il microsonno è provvidenziale, ci svegliamo e riprendiamo, inizia la salita e ci spezzettiamo, l’ inglese allunga, al momento sto con Al e Piero, dopo parto anche io. Prima del controllo raggiungo l’ inglese, facciamo quattro chiacchere, arriviamo.

Alston, 894 km. Mi tuffo al ristoro, c’ è anche Carlo, gli esterno la mia apprensione riguardo Al che sale lentamente ma a mia insaputa Al è entrato in quello che chiamo Rando Mode, infatti arriva ed è raggiante, comprendo in quel momento che non ci fermerà più nessuno. Infatti non è più teso, è completamente rilassato e conscio delle sue possibilità. Il Rando Mode non è solo un modo di pedalare, è uno stato in cui puoi entrare, significa che hai provato tutto, la fatica, il sonno, il dolore, la sopportazione, la noia, e ancora pedali, anzi, scopri una forza e un’ energia che non pensavi di avere, attingi alla parte più profonda di te stesso comprendendo veramente le tue possibilita e oltrepassando quelli che credevi fossero i tuoi limiti. Con tutto questo arriva anche una profonda tranquillità, quella che ti porta ovunque tu voglia.

Carlo e Al ad Alston LEL09

Carlo e Al ad Alston LEL09

Qui ad Alston, si crea un nuovo gruppo con Carlo, Piero, Salvatore Mariano ed Ezio, sono tutti randonneurs di grade esperienza. Con grande entusiasmo ripartiamo mancano poco più di 500 km. Il gruppo si sgrana, poi si ricompatta, si parla, si sparla, si rimane sempre a vista e senza grossi patimenti si arriva al controllo successivo.

Alex ed Al LEL 09

Alex ed Al LEL 09

Middleton Tyas, 969 Km. Arriviamo e ci attendono degli ottimi piatti di pasta, faccio un bis e chiedo una coperta, io, Al e Piero facciamo un pisolino. Quello che ci voleva per asciugare i piedi e per ricaricare le batterie, vogliamo arrivare a Thorn giusti per fare una bella dormita prima del giorno decisivo ! Ci rivestiamo e si parte.  Siamo bagnati ma il meteo è meno severo, piove a tratti, quasi a prenderci in giro, stiamo ripercorrendo a ritroso le strade percorse in precedenza, questo a volte ci aiuta ma a volte ci confonde, perdo il conto dei chilometri, ora non potrò controllare il road book ma siamo in tanti e riusciamo a districarci. Riprende a piovere con più forza e verso l’ arrivo a Coxwold, raggiungiamo un gruppo numeroso, qui le strade sono completamente allagate, ci sono dieci o quindici centimetri d’ acqua, le bici ne alzano una quantità enorme, acqua da sopra e da sotto, nessuno cala la velocità, anzi, sembriamo tutti in preda ad una sorta di euforia collettiva, è divertente, mai vista così tanta acqua in vita mia, secchiate continue, enormi, un collaudo straordinario per la mia attrezzatura. Arriviamo completamente zuppi.

Strade allagate alla LEL 2009

Coxwold, 1021 Km.  Timbriamo, siamo ormai in ritardo sulla tabella prevista da Al ma perfettamente in tempo sulla tabella limite, quella che prevede il nostro arrivo a Londra entro la mezzanotte di Giovedì. Ci riposiamo e mangiamo come al solito, questo tratto è facile. Partiamo e per fortuna il meteo è meno inclemente, lentamente ci asciughiamo. Arriva la sera, facciamo una piccola pausa, siamo molto stanchi, nelle ultime 48 ore abbiamo dormito forse un’ ora, insieme agli altri, sbagliamo la strada qualche volta, riconosciamo la zona, siamo ormai vicini a Thorn, mi fermo a togliere i sovrascarpe per tentare di asciugare i piedi, operazione che mi fa solo perdere tempo, anche se non piove c’è un’ umidità pazzesca e i piedi rimangono tali e quali, anzi, prendo un gran freddo.

Thorn, 1110 Km. Fantastico, siamo a 291 dal controllo finale, possiamo cenare e dormire, chiediamo per una branda ma sono tutte occupate, ci sono dei posti per terra su una moquette, prendiamo una coperta, ci facciamo spazio tra altri ciclisti e dormiamo, sveglia alle quattro, finalmente una dormita.

letto thorn lel 09

letto thorn lel 09

Giovedì 30 Luglio. Iniziamo a prepararci, fuori è ancora freddo, facciamo una bella colazione, mettiamo l’ olio alle catene veramente esauste e ripartiamo per l’ ultima giornata, l’ umore è ottimo e le sensazioni migliorano chilometro dopo chilometro, siamo con un folto gruppo che comprende anche Riccardo, il velocista che però dorme 8 ore per notte con il suo amico inglese, una ciclista russa e il nostro gruppo italiano. Ad una rotonda iniziamo a sbagliare strada, perdiamo poi un bivio, poco male, facciamo qualche chilometro in più ma comprendo che la cosa più difficile oggi, sarà l’ orientamento, siamo già convinti dell’ arrivo e questo gioca a nostro sfavore, il road book non perdona. Arriviamo a Lincoln, una grande città e ci sprprende la sua cattedrale tardo gotica, immensa ed impressionante, domina la città e ci emoziona. Ci fermiamo anche ad una stazione di servizio, prendiamo un caffè, alcuni spuntini, una bella carica per continuare in progressione. A causa di alcuni lavori, perdiamo ancora la strada ma finalmente arriviamo al controllo.

Washingborough, Km 1184. Ci fermiamo per il solito timbro, mancano poche caselle, ancora una “novecolli” e ci siamo!! Dopo il pasto, scorgo un materassino, approfitto per un microsonno, il gruppo è in partenza tra 10 minuti, io impiego meno di un istante ad addormentarmi. Al mi chiama, mi alzo di fretta, gli altri sono già in sella, riempo la borraccia e sono pronto. Spunta il sole, ci sono sempre delle nuvole minacciose che ci seguono ma il meteo sembra ad una svolta. Iniziamo a pedalare con forza, la media si alza, il meteo ci regala ampi squarci di sole e qualche doccia violenta qua e la, il tipico meteo inglese e noi ci mettiamo e ci togliamo le giacche antipioggia. Ad un certo punto, raggiungiamo Ausilia, campionessa delle specialità Single Speed e Franco, randonneeur di classe innata, il gruppo diventa veramente numeroso, siamo gasatissimi, si chiaccehra, si pedala alla grande, si scherza, ci si racconta, ci si conosce, non mi sembra vero, mai visto un gruppo così numeroso viaggiare così bene in una rando, siamo in 8 più altri occasionali aggregati, arriviamo prestissimo al controllo successivo.

Ausilia e Franco alla consegna del roadbook

Ausilia e Franco alla consegna del roadbook

Thurlbly, 1251 Km. Siamo galvanizzati, stringiamo i tempi al minimo, mangiamo velocemente, ci impossessiamo delle scorte viveri per poter mangiare durante il percorso e si schizza via, abbiamo una gran voglia di pedalare, sarà perchè ci si diverte un sacco !! Al, entrato in Rando Mode è diverso, non molla mai il gruppo, parla disteso con Ausilia e gli altri, sente un’ energia che mai si sarebbe immaginato di avere. Scorrono i chilometri e quando ormai il cielo appare zaffiro decidiamo di fare una piccola pausa, ridiamo come dei matti, ci accomodiamo su una panchina.

Mariano e Alex in panciolle alla LEL 09

Mariano e Alex in panciolle alla LEL 09

Ausi pausa LEL 09

Ausi pausa LEL 09

Il percorso non ha ostacoli impegnativi, passiamo per dei bellissimi borghi, vediamo grandiosi paesaggi, colori pieni, saturi, era dalla partenza che non succedeva. Ad un certo punto Ezio e Mariano si fermano, il portapacchi di Ezio si sta divincolando per fuggire dalla sua sede, nonostante il miglioramento dell’ asfalto non ne può proprio più, mi fermo e metto un paio di fascette appese alla sella per tentare almeno di arrivare al successivo controllo, la ci sarà più calma per sistemare il tutto. Nel frattempo pensavo alle mie povere Mavic Classic Pro di dieci anni, hanno fatto una Paris-Roubaix, una 1001 Miglia, quasi tutta la LEL, il passo Crocedomini dal Maniva con 8 chilometri di sterrato superando il BMW GS club svizzero nel tratto in discesa e mille altre avventure che neanche mi ricordo, ero stato pigro e non avevo montato le ruote apposite, Me lo ero già chiesto dopo i Cattle Grid, terranno ?

Gamlingay, 1336 Km. Anche qui facciamo un ristoro minimo, è l’ ultimo controllo prima della conclusione di questa straordinaria LEL. Mancano uno sputo di chilometri, sono più impegnativi perchè è molto vallonato e ci sono anche un paio di salite più marcate ma in fondo sono solo 65 Km, cosa può succedere ?? Di tutto, dopo una decina di chilometri, un raggio della mia Mavic posteriore cede, si spezza, la gomma tocca il carro, mi fermo e mentre sto ancora pensando al da farsi, Ezio è già sulla ruota con il tiraraggi, gli da una sistemata giusto per procedere, sono sicuro che terrà fino alla fine !

Ezio, Alex e un raggio rotto alla LEL 09

Ezio, Alex e un raggio rotto alla LEL 09

Ripartiamo e inizia un minimo nervosismo per le indicazioni del road book, siamo stanchi, inizia a imbrunire e sbagliamo strada, faremo una tangenziale e vari chilometri in più per recuperare la strada. Passiamo da una cittadina con grande movimento serale, sembra Viale Ceccarini nei giorni migliori, siamo spaesati vista la solitudine vissuta sino a quelo momento. Alcuni iniziano ad essere impazienti e iniziano a tirare, altri si staccano, arriviamo ad un bivio in cima ad una salita e mi fermo, sono quasi tutti davanti ma Ausilia e Al sono dietro, eccoli, siamo a 15 chilometri da Lee Valley, periferia nord di Londra, ci godiamo questi ultimi chilometri come se non ci interessasse arrivare, cala la velocità, cala la tensione, cala anche la vista perchè la mia luce da casco è scarica e non vedo il roadbook, ci perdiamo, non siamo preoccupati, ritorniamo sui nostri passi e troviamo la strada giusta, la percorriamo a passeggio, le emozioni violente di questa LEL ci stanno passando addosso, ormai siamo un corpo unico con la nostra bicicletta, è come se sentissimo anche le sue emozioni. Finisce la discesa, ripercorriamo le prime vie fatte dopo la partenza, caliamo ancora la velocità, non per stanchezza ma per vivere e godere di questo momento, sono le 11,00 e non ci sono rumori, entriamo silenziosi al centro di Lee Valley e scendiamo dalle biciclette, ci abbracciamo io Al ed Ausilia, qualche lacrima, grandi emozioni, la mano che trema leggermente nel consegnare per l’ ultima volta il cartellino dei timbri. 105 ore, potevano essere di più o di meno, non ha significato in una randonnee, nessuno in assoluto, vale solo ciò che hai vissuto dentro, nel profondo di te stesso, in una zona che forse non hai mai toccato.

Al ed Alex a Lee Valley dopo la LEL 09

Al ed Alex a Lee Valley dopo la LEL 09

Lee Valley, 1401 Km. Ci salutiamo, io, Al ed Ausilia poi incontriamo i colleghi delle ultime tappe, Salvatore, Mariano, Ezio, ci abbracciamo anche con loro e ci diamo appuntamento alla prossima rando, non sappiamo ne dove ne quando, ma sappiamo che ci sarà !

Venerdì 31 Luglio, dopo qualche piccolo problema nel recuperare Fabbry con l’ auto per andare in aereoporto, meno male che c’ erano i suoi amici che lo potevano accompagnare in camper, ci ritroviamo tutti iniseme, anche Fabbry ha finito la sua LEL, alcune ore prima di noi, non è riuscito a dormire molto, è molto stanco ma felice, saliamo in aereo e sognamo, ci sarà qualche nuova avventura che ci farà incontrare..